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AMBIENTE | 15 giugno 2025, 13:12

Lagambiente VdA sentinella del potenziamento dell’impianto idroelettrico di Hone II da parte di CVA

Preoccupazione per i torrenti e per la trota marmorata. L’associazione ambientalista chiede il rispetto del Deflusso Ecologico: «La produzione non può valere più della qualità ambientale»

Lagambiente VdA sentinella del potenziamento dell’impianto idroelettrico di Hone II da parte di CVA

In questi giorni la Compagnia Valdostana delle Acque (CVA) sta presentando al pubblico, e in particolare agli abitanti della vallata di Champorcher, il progetto di potenziamento dell’impianto idroelettrico di Hone II.

Un progetto imponente: l’intera centrale verrà rifatta da capo, le condotte non correranno più in superficie ma in galleria, saranno ricostruite ex novo le opere di presa, verranno modificate le portate dei torrenti Ayasse e Brenve, mentre sarà dismessa la presa sul torrente Mandaz.

Lagambiente Valle d’Aosta, da anni attenta al dossier, non è rimasta a guardare.

Già nel 2022 e 2023, durante la fase di predisposizione progettuale, l’associazione ha partecipato al procedimento con osservazioni formali. Oggi torna a farsi sentire, ribadendo il proprio punto di vista: sì al rifacimento, ma non a discapito dell’ambiente.

«Siamo consapevoli – spiegano – che l’impianto è obsoleto e va reso più efficiente. Ma i lavori saranno molto invasivi e ci auguriamo che i Comuni coinvolti – Champorcher, Pontboset, Hone – riescano a gestire l’impatto nel miglior modo possibile.»

Il cuore della preoccupazione però sta altrove. Sta nei torrenti. In particolare nell’Ayasse, corso d’acqua ancora limpido, impetuoso e in gran parte naturale, tra i pochi in Valle d’Aosta a conservare le caratteristiche tipiche dei torrenti alpini.

L’Ayasse non è solo un ambiente naturale prezioso. È anche uno dei pochissimi corsi d’acqua ancora praticabili per il canyoning, ed è l’unico, sottolinea Legambiente, dove sopravvive allo stato naturale la trota marmorata, specie autoctona protetta a livello europeo.

Per questo, l’associazione ha chiesto che le nuove derivazioni rispettino in pieno il Deflusso Ecologico, cioè quella quantità minima di acqua che deve restare nel torrente per garantirne la vita.

Secondo Legambiente, le portate previste nel progetto non sarebbero compatibili con i parametri fissati dall’Autorità del Bacino del Po, in linea con i decreti ministeriali del 2017 e la Direttiva Europea sulle Acque del 2000. E la Direttiva Derivazioni parlerebbe chiaro: in questa configurazione, il progetto dovrebbe rientrare nella “posizione di esclusione”, quindi non essere approvato.

La richiesta degli ambientalisti è semplice: ridurre il prelievo d’acqua, anche a costo di perdere un po’ di produzione.

Ma CVA ha risposto picche: meno acqua significa meno energia, meno profitti e un rapporto costi-benefici non più sostenibile.

Una logica che però non convince Legambiente: «La produzione globale della CVA è già più che sufficiente per coprire le esigenze della Valle d’Aosta. Comprendiamo che si tratti di un investimento importante, ma CVA ha la solidità economica per permettersi un rientro più lungo. Ne guadagnerebbero tutti: l’ambiente, i cittadini, i turisti.»

L’ultima parola, ora, spetta alle autorità competenti. Ma Lagambiente promette battaglia: «Non vogliamo fermare il progresso, vogliamo solo che non calpesti ciò che abbiamo di più raro: la nostra natura.»

pi/red

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