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Il bene comune | 11 giugno 2025, 20:02

Bambini maltrattati, Italia sotto accusa: “Chi non vede è complice, chi non crede è parte del danno”

Il CNDDU denuncia i dati scioccanti della III Indagine nazionale sul maltrattamento minorile: 113.892 bambini vittime di abusi, il 30,4% dei minori presi in carico. Pesavento: “Difendere l’infanzia non può essere uno slogan. Chi educa, deve sapere”. Nascere, crescere e soffrire in silenzio è ancora la realtà per troppi piccoli cittadini

Bambini maltrattati, Italia sotto accusa: “Chi non vede è complice, chi non crede è parte del danno”

L’Italia ha un problema profondo e inaccettabile: maltrattare i propri figli e non saperli (o volerli) proteggere.
L’allarme lanciato oggi dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) scuote le coscienze e mette sotto accusa l’intero sistema-Paese.

Durante la presentazione della III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza con Terre des Hommes e CISMAI, è emerso un dato spaventoso:
113.892 minori vittime di maltrattamento su 374.310 presi in carico dai servizi sociali. Un bambino su tre.

Nel 2018 erano il 19,3%. Oggi siamo al 30,4%.

“Una vera e propria emergenza nazionale”, denuncia il prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU. “Difendere l’infanzia non può essere uno slogan ma una priorità concreta, quotidiana, sistemica.”

Dietro i numeri, ci sono vite. La violenza assistita (vedere o subire violenza in famiglia) tocca il 34% dei bambini.
Il neglect – ovvero la trascuratezza emotiva, educativa o fisica – è la forma più diffusa: 37% dei casi.
Seguono la violenza psicologica (12%), il maltrattamento fisico (11%), la patologia delle cure (4%) e l’abuso sessuale (2%).

Ma la diagnosi più feroce è quella sull’indifferenza:

“Chi non vede è complice. Chi non crede è parte del danno. Chi educa, deve sapere.”
Le parole di Pesavento risuonano come una condanna morale per chi, potenzialmente in grado di intervenire, resta fermo.

Infatti, le scuole segnalano solo il 14% dei casi, le famiglie il 12%, e i pediatri meno dell’1%. È l’Autorità giudiziaria a dover agire nel 52% dei casi, a dimostrazione di quanto la rete sociale sia fragile, scollegata, inadeguata.

Per questo il CNDDU lancia la campagna nazionale “TI VEDO. TI CREDO.”, un progetto educativo che punta a rompere il muro del silenzio:

“È necessario un piano nazionale di formazione permanente per docenti ed educatori – insiste Pesavento – che li renda capaci di individuare i segnali precoci di disagio, attivare le reti di supporto, collaborare con i servizi sociosanitari e, soprattutto, ascoltare.”

Il quadro geografico è disarmante: nel Sud Italia, i casi sono raddoppiati, da 5 a 10 ogni 1.000 bambini.
E anche il genere segna una frattura: le bambine sono più esposte ad abusi sessuali (77%) e violenza psicologica (53%), mentre i maschi subiscono più spesso trascuratezza educativa e violenza assistita.

La fascia d’età più colpita? Quella che dovrebbe guardare il mondo con più speranza: gli 11-17enni (50%).
Eppure, proprio i più piccoli (0-5 anni) sono i meno protetti, anche per via dell’accesso limitato ai servizi educativi (solo il 28% dei bimbi sotto i 3 anni frequenta un nido). Un dato che grida vendetta, soprattutto al Sud.

Infine, anche quando i servizi intervengono, nel 12% dei casi non viene attivato alcun supporto specifico, e nel 56% la presa in carico dura oltre due anni. Segno che il trauma non è né gestito né risolto, ma semplicemente contenuto.

“Chi educa, deve sapere”, ribadisce Pesavento. “Nessuna riforma sarà credibile se non riparte da qui: dal diritto a crescere senza paura.”

Il est temps que la société cesse de détourner le regard. Protéger l’enfance, ce n’est pas une option morale : c’est un devoir fondamental. Un enfant maltraité aujourd’hui est un adulte blessé demain. N’attendons pas qu’il soit trop tard.

pi/red

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