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Salute in Valle d'Aosta | 20 maggio 2025, 16:08

Screening oncologici in Valle d’Aosta: maglia nera per mammografia e collo dell’utero, bene il colon-retto

Nel 2023 la Valle d’Aosta registra basse percentuali di estensione e adesione agli screening oncologici gratuiti, in particolare per mammografia e tumore cervicale. L’unico segnale positivo arriva dallo screening colon-rettale, che supera la media nazionale. La Fondazione GIMBE lancia l’allarme: «Troppi cittadini ignorano gli inviti. Così si perdono oltre 50 mila diagnosi precoci»

Nino Cartabellotta, pres. Fondazione Gimbe

Nino Cartabellotta, pres. Fondazione Gimbe

In Valle d’Aosta, l’adesione agli screening oncologici gratuiti – strumenti fondamentali di prevenzione secondaria – resta al di sotto delle medie nazionali, salvo una lodevole eccezione per quanto riguarda il colon-retto. È quanto emerge dall’analisi dei dati 2023 contenuta nell’ultimo report dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), rilanciata dalla Fondazione GIMBE.

I numeri parlano chiaro:

Screening mammografico (donne 50-69 anni)
L’estensione dell’invito riguarda il 68,4% della popolazione target (contro il 93,6% della media italiana) e solo il 32,7% delle donne invitate aderisce, posizionando la nostra regione al 17° posto su scala nazionale.

Screening cervicale (tumore del collo dell’utero, donne 25-64 anni)
L’estensione è al 78,6% (contro una media italiana del 111%, per effetto delle doppie chiamate in alcune regioni), con un’adesione del 43,8% (media Italia 46,9%) che vale il 14° posto.

Screening colon-rettale (uomini e donne 50-69 anni)
Qui la Valle d’Aosta si distingue: l’estensione dell’invito arriva all’80% (media Italia 94,3%), ma l’adesione è del 50,7%, molto superiore alla media nazionale del 32,5%, con un brillante 5° posto tra tutte le regioni.

Un risultato in chiaroscuro che, secondo la Fondazione GIMBE, riflette dinamiche strutturali ma anche culturali.

«Adesioni ancora troppo basse e profonde diseguaglianze territoriali – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – mettono a rischio lo strumento più efficace per la diagnosi precoce dei tumori. Il risultato? Oltre 50 mila diagnosi mancate, tra tumori e lesioni pre-cancerose».

Il report rileva che nel 2023 quasi 16 milioni di persone (15.946.091) sono state invitate a sottoporsi a screening oncologici, ma solo 6,9 milioni (6.915.968) hanno effettivamente risposto. Il tasso di adesione mostra forti disparità non solo tra Nord e Sud, ma anche all’interno delle stesse aree geografiche.

Il cuore del problema, come sempre, sta nell’accesso equo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che impongono alle Regioni di offrire gratuitamente tre screening principali:

mammografia (donne 50-69 anni),

pap test o HPV test (donne 25-64 anni),

test fecale per il colon-retto (uomini e donne 50-69 anni).

In alcune Regioni virtuose non sottoposte a piano di rientro, i fondi extra-LEA consentono di estendere la copertura: mammografia anche per le 45-49enni e 70-74enni, screening colon-rettale fino ai 74 anni.

«Complessivamente – afferma ancora Cartabellotta – i dati del 2023 ci obbligano a una riflessione urgente. Serve un cambio di passo: le Regioni devono rafforzare l’organizzazione e investire in comunicazione, per spiegare che questi test non sono optional, ma strumenti salvavita. Non possiamo permettere che l’inerzia o la disinformazione generino diseguaglianze inaccettabili».

Per la Valle d’Aosta, si impone ora una doppia sfida: migliorare l’organizzazione delle campagne di invito – a partire dallo screening mammografico – e sensibilizzare maggiormente la popolazione, in particolare quella femminile, sull’importanza di non rinviare gli appuntamenti con la prevenzione.

pi.mi.

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