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Salute in Valle d'Aosta | 09 dicembre 2025, 16:51

Ospedale regionale da podio, ma senza fanfara

Tre aree di eccellenza, due sopra la media nazionale, zero insufficienze. Il nuovo report Agenas premia l’Ospedale regionale della Valle d’Aosta: ma dietro ai numeri resta il nodo grosso dei tempi e del personale.

Carlo Marzi, assessore regionale, e Massimo Uberti, Direttore GEnerale Usl

Carlo Marzi, assessore regionale, e Massimo Uberti, Direttore GEnerale Usl

Sul tavolo c’è un documento che pesa 200 indicatori, 8 macro aree, 3 eccellenze, 2 sopra media nazionale, 0 insufficienze. I numeri fanno rumore, almeno quanto i silenzi quando le cose non andavano bene. Il nuovo Report PNE 2025 di Agenas – dati riferiti al 2024 – certifica che l’Ospedale regionale Umberto Parini oggi non ha più aree critiche. Una frase che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza amministrativa.

La nota lo dice chiaro e tondo: «Nessuna area si colloca più nelle fasce di valutazione “scarsa” o “insufficiente”», mentre «le aree di eccellenza passano da zero a tre» e quelle «superiori alla media nazionale salgono da una a due». Un salto aritmetico che farà felice più di un corridoio.

Per la prima volta dopo quattro anni, il treemap è verde-giallo, neanche un pixel arancione o rosso. E se qualcuno si chiede perché conti così tanto un quadratino colorato, la risposta è: perché potreste essere voi dentro.

Massimo Uberti, Direttore Generale, ci mette voce e freno: «Non vi è nessun trionfalismo in noi», tiene a dire, avvertendo che «le criticità del sistema sanitario pubblico sono tante (prima fra tutte i tempi di attesa lunghi)».

Tradotto: la fotografia viene bene – ma la sala d’attesa resta piena.

Uberti insiste su ciò che riguarda più chi lavora che chi legge: «Dal riconoscimento dei risultati troviamo nuove energie per proseguire». Un “bravi, ma non basta” che fa comodo a tutti. E forse serve.

Dall’altra parte del tabellone politico, l’Assessore Carlo Marzi marca territorio: «Il servizio sanitario valdostano prima degli ultimi tre anni non era mai stato oggetto di questa continua rincorsa a dare pagelle e voti», ricordando che «non eravamo d’accordo con questa metodologia». Per poi aggiungere, con il sorriso di chi incassa senza farlo vedere troppo:
«Siamo soddisfatti del lavoro che stiamo facendo».

La via – dice – passa da collaborazione, trasparenza e ascolto. Tutte parole bellissime, soprattutto se accompagnate da referti brevi, diagnosi veloci e magari un medico in più.

Dentro i dati ce ne sono alcuni che fanno effetto:

Mortalità insufficienza renale: dall’11,25% all’1,63%

Infarto con angioplastica entro 90’: 60,38%, sopra media nazionale 57,58%

Tagli cesarei primari: dal 37,35% al 32,62%

Episiotomie: dal 2,43% all’1,06%

Frattura femore operata entro 48h: dal 35,6% al 51,9%

Mortalità tumore colon a 30 giorni: 0,57% contro media italiana 3,52%

Mortalità ictus ischemico: 3,04%, un terzo della media nazionale

BPCO riacutizzata: 1,66% contro media 9,16%

Numeri che non sono “per addetti ai lavori”: sono decine di vite – e altrettante famiglie – spostate da una statistica a una domenica a pranzo.

Su otto macro aree, cinque migliorano, due sono stabili, una peggiora leggermente ma resta in verde. Non male per un ospedale che, fino a ieri, spesso veniva presentato come un paziente da codice giallo.

La nota sottolinea: «Il miglioramento conferma la crescita qualitativa e il consolidamento dei risultati» grazie a formazione, audit e codifica dati.

Già, i dati. Che non curano, ma raccontano.

E qui scatta la morale del cronista: i numeri dicono molto, ma non raccontano se riesci a prenotare una visita senza farti venire il mal di stomaco. Non dicono se l’ortopedico c’è, o se c’è ma va via, o se c’è ma è l’unico. Non dicono quante mamme partoriscono serene e quante fanno la fila ai CUP con la pancia e la cartella clinica.

Gli indicatori brillano, le attese brillano meno. Eppure, se davvero si parte da zero insufficienze, la strada forse non è in salita: è lunga, ma almeno asfaltata. Con qualche buca, ché siamo pur sempre ad Aosta.

je.fe.

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