“Restituiamo al paese la sua Storia”. Con queste parole semplici ma cariche di significato, Marco Carlin, presidente dell’Associazione culturale dell’Artzon di Saint-Pierre, ha aperto la serata del 16 maggio al Castello Sarriod de la Tour. Un incontro pubblico ma, prima ancora, un gesto collettivo: la restituzione della memoria a una comunità che non ha mai smesso di interrogare il proprio passato.
Il progetto – ambizioso, concreto, e ora tangibile – ha visto la digitalizzazione e l'elaborazione con strumenti di intelligenza artificiale di migliaia di documenti storici, fotografie e videointerviste legate alla vita del paese e dei suoi abitanti. Un portale web dedicato permette già oggi di consultare oltre 7.000 documenti, 15 videointerviste e numerose immagini, offrendo a tutti una finestra viva e accessibile sulla storia locale.
L’operazione non è solo tecnologica. È soprattutto culturale e identitaria. “I fatti di oggi saranno la storia futura – ha ricordato Carlin – e noi non intendiamo perderla”. A Saint-Pierre, quindi, la digitalizzazione non è un’operazione neutra, ma uno strumento per ricucire il filo tra le generazioni. Come ha sottolineato lo stesso presidente, “ci siamo improvvisati registi e cineoperatori con un telefonino, poi con un tablet. Abbiamo intervistato i testimoni della nostra realtà prima che il tempo li portasse via”.
Un’idea nata dal basso, alimentata dalla passione e dalla partecipazione, con un’esplosione virtuosa quando Herica Cristina Welter – fisico informatico esperta in intelligenza artificiale, neo-residente a Saint-Pierre – ha deciso di offrire le sue competenze al progetto. Da quel momento, il portale ha assunto una nuova dimensione: l’intelligenza artificiale come strumento interpretativo, per incrociare fonti, costruire percorsi tematici, valorizzare testimonianze, rendendo la storia locale una piattaforma dinamica di conoscenza e ricerca.
Non si tratta solo di archiviare: si tratta di costruire un racconto collettivo, che cresce giorno per giorno. I documenti non sono stati semplicemente scannerizzati: sono stati letti, commentati, ascoltati, raccontati. E in questo viaggio la comunità ha partecipato, ha donato, ha accolto. “Ogni documento ci parlava di un parente, di una storia di casa – racconta Carlin – e spesso ci siamo fermati, incuriositi, emozionati. È stato un viaggio nel tempo fatto insieme”.
L’Associazione non si ferma. Il cammino è appena iniziato, ma già oggi il risultato è uno degli esperimenti più avanzati di memoria digitale comunitaria in Valle d’Aosta. Un progetto nato negli artzon, cresciuto tra scantinati e sottoscala, e oggi ospitato in un castello, a dimostrazione che la storia è ovunque, basta avere il coraggio di ascoltarla.