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AMBIENTE | 13 maggio 2025, 14:57

Valnontey, il dibattito si accende: Legambiente accusa “urbanizzazione mascherata”

Dopo la pubblicazione del progetto di ricostruzione della Valnontey, Legambiente solleva dubbi pesanti sull’intervento: «Cementificazione, rotonde e parcheggi nel cuore del Parco: dov’è finita la naturalità che attirava i turisti?». Cresce l’indignazione popolare: «Salto delle procedure e zero partecipazione»

Valnontey, il dibattito si accende: Legambiente accusa “urbanizzazione mascherata”

“Ricostruzione o urbanizzazione?” È questa la domanda, diretta come una pietra scagliata nel torrente, che Legambiente Valle d’Aosta pone all’attenzione pubblica dopo la pubblicazione del progetto di riqualificazione della Valnontey, frazione simbolica di Cogne e porta d’accesso al cuore del Parco nazionale del Gran Paradiso, colpita da una devastante alluvione nell’estate del 2023.

Le immagini del progetto — diffuse sui media locali — mostrano interventi strutturali significativi: nuove canalizzazioni del torrente, strade asfaltate, una rotonda, piste ciclabili e parcheggi per pullman. Un intervento corposo, che però non convince Legambiente: «Quello che colpisce della proposta è l’imponente modifica di quello che era l’ambiente precedente e il fatto che non ci sia stato alcun iter di coinvolgimento pubblico», si legge nel comunicato.

Nel mirino c’è l’impatto paesaggistico dell’intervento: «Dalle immagini si vedono una canalizzazione molto pesante del torrente, una cementificazione e urbanizzazione dei percorsi viari […] che ricordano quelle periferie nelle quali si costruisce da zero. Cosa rimane della naturalità del luogo che attirava tanti turisti amanti della natura?»

Le critiche non si limitano al merito, ma colpiscono anche il metodo. «Nei giorni successivi alla presentazione del progetto si è aperto un acceso dibattito, con prese di posizione nettamente negative da parte di molti cittadini. Segno che molti si stanno rendendo conto che a rischio è la specificità stessa di Cogne.»

Il nodo politico e istituzionale sta nella gestione dell’iter: «In quali sedi sono stati discussi tutti questi cambiamenti del Piano regolatore?» si chiede l’associazione, evidenziando come il ricorso alla procedura straordinaria, legata allo stato d’emergenza post-alluvione, possa aver consentito di aggirare le vie ordinarie di consultazione pubblica e valutazione ambientale.

«Un conto sono i lavori di somma urgenza — osserva ancora Legambiente — un conto sono quelli progettati e programmati ad un anno di distanza dall’evento. È accettabile che norme in deroga a vincoli e restrizioni, tese a semplificare le procedure in un momento di emergenza, vengano utilizzate […] per pianificare, ridisegnare e urbanizzare una zona unica nel cuore di un Parco nazionale senza dover rendere conto a nessuno?»

Il comunicato si chiude con un richiamo forte alla responsabilità politica e civile: serve chiarezza, confronto e trasparenza, prima che la Valnontey — luogo simbolo dell’equilibrio fragile tra uomo e natura — venga trasformata in qualcosa di diverso. Qualcosa che rischia di non assomigliare più alla sua identità.

balamb

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