In occasione della Giornata mondiale contro il Papillomavirus (HPV), celebrata il 4 marzo per sensibilizzare e informare su questa infezione che è la causa di quasi tutti i tumori della cervice uterina, la Struttura di Igiene e Sanità pubblica dell’Azienda USL lancia la campagna “Hai pensato al vaccino?” per il recupero dei giovani adulti valdostani non ancora vaccinati.
Le ragazze fra i 18 ed i 25 anni (nate dal 1999 al 2005) e i ragazzi di 18 anni (nati nel 2005) riceveranno una lettera di invito alla somministrazione gratuita, con sedute dedicate presso il servizio di Igiene e Sanità Pubblica (ex maternità).
L’adesione alla vaccinazione è volontaria e si potrà prenotare dal 15 marzo: le modalità saranno indicate sul sito aziendale a partire da quella data. Il vaccino proposto è quello attualmente disponibile (Gardasil9), che copre per 9 differenti ceppi virali tra quelli principalmente responsabili delle lesioni più pericolose. Viene somministrato per via intramuscolare con 3 iniezioni nell’arco di 6 mesi.
“I giovani valdostani che risultano ancora non coperti dal vaccino anti HPV sono circa 1.500 - spiega la dott.ssa Maria Paola Farinelli, della Struttura Igiene e Sanità pubblica -. Attraverso questa campagna vaccinale l’obiettivo è raggiungere questi giovani adulti in un’età in cui è ancora possibile la prevenzione dell’infezione da HPV, la più comune infezione a trasmissione sessuale. Il virus si trasmette attraverso il contatto intimo con cute e mucose e soprattutto con i rapporti sessuali, anche non completi, ed è la causa di quasi tutti i tumori della cervice uterina nella donna e di buona parte dei tumori della sfera ano-genitale e del distretto orofaringeo in entrambi i sessi”. “Ricordiamo – sottolinea la dott.ssa Farinelli - che il tumore alla cervice è una delle neoplasie più comuni e una delle cause di morte per tumore più frequenti nelle donne. In Italia si stimano più di 2.000 nuovi casi all’anno. Si tratta di una neoplasia curabile se precocemente riconosciuta e adeguatamente trattata”.
Da diversi anni anche in Valle d’Aosta i vaccini anti-HPV sono offerti gratuitamente e raccomandati a partire dal compimento degli 11 anni a maschi e femmine, perché anche i maschi possono sviluppare alcuni tipi di cancro associati a questa infezione. Inoltre, vaccinando ragazzi di entrambi i sessi, si limita ulteriormente la circolazione virale. La Valle d’Aosta registra buone coperture vaccinali per HPV, più alte della media nazionale.
La ricerca scientifica ha dimostrato il beneficio della somministrazione del vaccino anche a donne che hanno già lesioni cancerose. Infatti il vaccino per le donne che hanno contratto il virus rimane efficace per prevenire le infezioni provocate dagli altri tipi di HPV. Per questo motivo, a partire simbolicamente proprio da questa significativa data del 4 marzo, l’équipe di Ginecologia e Ostetricia del Beauregard proporrà la vaccinazione già in occasione del ricovero ospedaliero a tutte le pazienti con patologie più a rischio, sottoposte ad intervento chirurgico.
La lotta contro i tumori HPV correlati si fonda sulla vaccinazione, ma anche sulla diagnosi precoce attraverso lo screening delle lesioni precancerose e cancerose del collo dell’utero (PAP test e HPV test), integrati nel Piano regionale di screening oncologici diretto dal dott. Maurizio Castelli.
Il Direttore della Struttura Complessa, dott. Livio Leo, e il dott. Maurizio Pica, responsabile degli screening ginecologici.“Da anni la nostra Struttura di Ginecologia e Ostetricia, in collaborazione con i servizi territoriali e di Microbiologia e Anatomia patologica, mette in atto un sistema di screening delle lesioni potenzialmente pericolose attraverso l’esecuzione di HPV/PAP test secondo le cadenze ritenute più efficaci dalle società di ricerca internazionali. I prelievi, effettuati dalle ostetriche dei servizi territoriali vengono sottoposti alla ricerca dell’HPV e, se risultati positivi, vengono analizzati anche dal versante citologico (PAP test). I casi potenzialmente a rischio vengono invitati ad eseguire presso il nostro ambulatorio dedicato una colposcopia (visione diretta del collo dell’utero) ed una eventuale biopsia”. “L’équipe del centro di screening – aggiungono - ha profuso notevoli sforzi allo scopo di recuperare il gap e i conseguenti ritardi dovuti alla pandemia da Covid e attualmente i tempi di attesa sono estremamente limitati e compatibili con l’obiettivo ambizioso di eradicare la patologia tumorale del collo dell’utero nelle persone con adeguata adesione ai programmi di screening”.