Era il 13 novembre 2021. Circa 550 giorni fa. Avevamo presa visione della bozza di Piano della Salute 2022-2025 e … già avevamo espresso tutti i nostri dubbi.
Quasi un anno dopo, 9 novembre 2022, veniamo invitati ad esporre le nostre osservazioni in Quinta Commissione Servizi sociali. E lì abbiamo ribadito le nostre perplessità fornendo anche alcune proposte di “modifica” e/o integrazione. Sono passati quasi sei mesi e nessuno ci ha più detto nulla.
Ora apprendiamo dai giornali e da qualche informatore autorevole che il tutto è ancora fermo anche se il nuovo Assessore, Carlo Marzi, conferma che quel Piano esiste anche se necessita di qualche aggiustamento.
Ma se non è ancora stato approvato dal Consiglio Regionale, come è possibile, allora, che siano già previsti alcuni iter come quello, ad esempio, per la trasformazione di parte della Casa di Riposo J.B. Festaz in Ospedale di Comunità o l’incarico alla Bocconi di Milano per studiare la fattibilità di un secondo Ospedale di Comunità a Verres?
Domande che sembrerebbero confermare come, alla base del PNRR valdostano, mancassero effettivamente strategie concrete. Motivo per il quale chiediamo di riconvocare i tavoli che si occupano di questo Progetto affinchè, come ha ricordato anche recentemente in un convegno a Sarre, il professor Federico Lega, docente di Management Sanitario alla Statale di Milano – non si ragioni più per strutture o professionisti, ma per target.
Capire cioè cosa si vuole fare per gli adolescenti, per gli anziani, per le persone sole o per i disabili. Quale è cioè l’impegno che la politica si sente di prendere nei confronti di quei segmenti di popolazione e da lì partire per costruire ciò che serve invertendo la logica attuale.
Parole e strategie in sintonia con quanto il Comitato ValléeSanté ripete da anni e che, in qualche modo, stavano scritte nel Progetto Salute 2030 che, nonostante siano passati quasi 4 anni dalla sua definizione, riteniamo ancora utile soprattutto nelle parti in cui si ribadiva come, bisogna utilizzare al meglio la telemedicina e rivedere il ruolo delle strutture intermedie di cura, quelle di prossimità e ricalibrare le funzioni delle RSA accendendo un faro sul territorio che guardi alla modernizzazione dell’intero sistema non solo in termini di strutture edilizie.