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ATTUALITÀ | 01 maggio 2023, 11:54

Il grande albero della vita

Abbiamo vagabondato dolcemente fra sogni, ideali e memorie che non hanno confini, né scadenza. Brandelli di palpiti sommessi e sommersi nel cuore

Regina con il costume della Teto Aut, gruppo folkloristico

Regina con il costume della Teto Aut, gruppo folkloristico

Erri De Luca scrive :-Più invecchio e più le persone che ho conosciuto non ci sono più.

E io non riesco a fare pace con nessuna di queste assenze. Allora che faccio? Scrivo.

Prendo un episodio del passato e mi metto a scrivere. Dentro al passato quelli che tu ami, stanno tutti là, non ci manca nessuno. E allora scrivendo costringo queste persone, che si sono andate a cacciare in quell’aldilà senza il mio permesso a essere di nuovo con me. Fino a che scrivo loro stanno con me- .


Franco Bergoin ci racconta sua mamma......


Dall’amore mio e di mio fratello Piero Bergoin, per nostra mamma Regina Pero in particolare e per la famiglia in generale, e dalla professionalità dell’arch. Carlo Frascarolo è scaturita una recente mostra fotografica che ha arricchito la Val Chisone e non solo, riportandoci indietro nel tempo, tra volti cari e ricordi importanti. 


Abbiamo vagabondato dolcemente fra sogni, ideali e memorie che non hanno confini, né scadenza. Brandelli di palpiti sommessi e sommersi nel cuore.


Regina Pero Bergoin nasce il sette marzo 1928 a Pomaretto (To) in Borgata Gilli e conclude la sua laboriosa esistenza terrena il nove agosto 2012 a Orbassano (To).

 

Regina è il frutto dell’unione tra Maria Luigia Reynaud e Giuseppe Pero.


Giuseppe è un ragazzo del 1899. Viene alla luce in circostanze travagliate, figlio di una coppia non sposata. Il papà si chiama Giuseppe anche lui, in base alla tradizione che imponeva il tramandarsi continuativo dei nomi di famiglia. E’ originario di Rocchetta Tanaro. La mamma è Eufrosina Ghivarello di Pecetto.

In quel tempo, un figlio naturale rappresentava un problema sociale non da poco. Il piccolo viene affidato all’orfanotrofio torinese di Via Saccarelli. Viene chiamato Giuseppe Onice.

Lo accoglie un nucleo familiare della Val Germanasca.


 All’epoca, adottare un bimbo era semplicissimo: bastava presentarsi nella struttura armati di buona volontà. Non vigeva la burocrazia odierna.


 

Il capofamiglia che adotta Giuseppe Onice si chiama Felice Ecclesia, marito di Catterina Bassino, detto "Lice" Ecclesia. Anche Felice era stato adottato durante l’infanzia.

Giuseppe prende dal genitore adottivo il nomignolo "Lice" che lo accompagnerà per tutta la vita.


Lice, mio nonno materno, cresce sereno presso la famiglia Ecclesia fino all’età di quattordici anni. Poi c’è una svolta.

Un anno dopo la nascita e l’affidamento dello sfortunato bebè, Eufrosina e Giuseppe si sono uniti in matrimonio. Non hanno mai dimenticato il loro primogenito e si sono prodigati per rintracciarlo. Ci riescono !!


Lice, adolescente,  incontra i genitori biologici ed è un momento davvero drammatico: perché lo rivogliono con loro e lui si sente legato agli adottanti. Finirà per mediare tra legami affettivi differenti, raggiungendo un equilibrio lodevole e mantenendo, cresciuto, un dialogo con entrambe le  famiglie. I genitori naturali lo riconoscono legalmente: diventa Giuseppe Pero.


Giovanissimo, combatte sul Piave.

Più avanti, si sposa con Maria Luigia. Avranno sei figli: due moriranno piccini. Mentre Regina, Angela, Rosa e Teresio diventeranno adulti forti e determinati come i loro genitori.

Durante il ventennio, Giuseppe Pero si dichiara anti monarchico e antifascista. Non ha la tessera del fascio: non può lavorare.


Nel 1927 decide quindi di emigrare in Argentina, per sistemarsi e chiamare moglie e figli presso di sé in futuro. Prima di partire, date le incognite dell'emigrazione, redige un testamento olografo: designa la moglie come erede universale....solo a patto che si mantenga sempre fedele alla sua memoria in caso di dipartita !!

 Vivrà quattro anni a Buenos Aires, apprezzato come saldatore e assai benvoluto.


Ogni volta che soddisfa un cliente, si fa rilasciare delle referenze scritte per ottenere nuovi incarichi altrove. E’ istruito e intelligente.


Nel 1930, Maria Luigia e i figli hanno i documenti pronti per raggiungerlo. Ma qualcosa va storto: rimangono tra le montagne piemontesi. Sarà Lice a ricongiungersi a loro nel 1931. Torna a casa.


Maria Luigia morirà a soli 56 anni, consumata da troppe sofferenze, segnata irrimediabilmente dalla perdita delle sue creature.

Ero bambino, ma rammento ancora l’oscurità della stanza e l’odore acre dei farmaci. In quei tempi, quasi tutti morivano in casa.


Tra i figli della coppia Pero Reynaud, la più irrequieta è mia zia  Angioletta: a soli quindici anni, insofferente a qualunque costrizione e tradizione, decide di andare a vivere per conto proprio, a Genova. Dove rimarrà vita natural durante.


 

Regina con Prosperina Piton

 

Regina, mia mamma, a tredici anni lavora già come operaia nel setificio a Perosa Argentina, detto "fabbrica sotto", e si prodiga con coraggio come staffetta partigiana. Anche il papà, Giuseppe, è parte attiva nella Resistenza. La sua salute di quarantenne non gli permette di raggiungere i partigiani in montagna, ma è comunque indaffarato a recapitare missive a sua volta.

La guerra finisce, finalmente, ma non termina certo l’impegno di Regina.


Delegata di reparto al setificio, mai vincolata a tessere di partito, spirito libero, fa di tutto per rappresentare le compagne di lavoro nel migliore dei modi.


Sposa Mario Bergoin  di Pragelato e diventa la nostra mamma entusiasta.


Quando il setificio chiude, Regina, con il consiglio di fabbrica, gestisce il passaggio dello spaccio aziendale (dove gli operai potevano acquistare stoffe, alimenti e altri articoli a credito o a prezzi popolari) che diventa un punto vendita accessibile a chiunque, organizzato in modalità volontaria con lavoratori e lavoratrici disponibili. Il fornitore non sarà subito l’attuale Coop, ma la Act Piemonte, poi la CPL, quindi la Coop Piemonte Lombardia e infine la Novacoop.



Nei momenti di pausa, nostra madre ascolta le canzoni di Charles Atznavour.



Partecipa instancabile a riunioni, assemblee, dibattiti, gite, convegni.

Riceve meritati riconoscimenti e giuste soddisfazioni in ogni settore.

E’ fondatrice della locale Uni Tre.


Con nostro padre, collabora alle iniziative degli Alpini e delle Pro Loco dei dintorni.


Tenace custode delle tradizioni occitane, è fiera di indossare il costume della Teto Aut ( Testa Alta): balla con gioia la courenta e partecipa a gite e iniziative culturali ovunque in Europa.


Insieme al marito Mario (morto nel 2005) fa i gofri durante le feste di paese. Proponendo con slancio questo cibo tipico delle montagne.



Alle saghe locali, sono onnipresenti con il loro inseparabile gofrìe. Sempre comunicativi e di buon umore. Regina è specializzata nella pastella, mentre Mario si è confezionato gli attrezzi indispensabili per offrire dei gofri indimenticabili.


Diventano i nonni felici di Mara Amaranta, mia figlia. Quando Mario si ammala, Regina lo accudisce in casa con dedizione per quattro anni.


Quando mamma è rimasta vedova, mi sono avvicinato: trasferendomi da Pinerolo a Perosa in un alloggio in affitto.


Eravamo entrambi totalmente indipendenti, ma abitavamo nel medesimo paese.


Regina raggiunge Mario nel 2012 a causa di un male che non perdona.

Lasciandoci la testimonianza di una vita trascorsa all’insegna di ideali che non tramontano.


La casa di Borgata Gilli a Pomaretto, dove nostra madre ē nata, è ora proprietà di George, un professore che in passato ha insegnato a Pinerolo e attualmente risiede a Miami Beach. Ma viene in valle per le vacanze. 


Io, dopo aver lavorato tanti anni presso le Poste, sono in pensione e mi sono trasferito stabilmente nella casa di papà e mamma a Perosa Argentina. 

Piero ed io siamo riconoscenti ai nostri genitori che sono stati degli amici preziosi e amorevoli compagni di cammino.

Edmo

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