Stiamo assistendo alla sceneggiata di come mandare la Valle d’Aosta in vacca e fottersene delle conseguenze. Da oltre un anno manca un assessore; da mesi stiamo aspettando la definizione della crisi della maggioranza; da una settimana abbiamo due presidenti: uno in carica è uno candidato.
“La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici”, diceva Charles De Gaulle, eppure è necessario per i valdostani sapere il nome degli artefici di questa lunga crisi di maggioranza che pare senza fine e del suo eventuale ribaltone.
Oltre a Progetto Civico Progressista coloro che l’hanno innescata sono gli unionisti che non sono riusciti a trovare un assessore all’ambiente, in sostituzione di Chiara Minelli del Pcp. Eppure in panchina c’era già e c’è Claudio Restano.
Il temporeggiatore Erik Lavevaz non si è fatto trascinare nella bagarre nella speranza che la situazione si decantasse e invece lo stato delle cose si è inasprito. Un inasprimento tutto dentro alla palazzina di avenue des Maquisards siege centrale del Leone rampante.
Ieri si è svolta l’ennesima riunione della Direzione unionista che ha partorito il topolino. Ovvere, come ha detto la Presidente Cristina Machet all’Ansa “Ho relazionato sull'esito delle commissioni politiche di venerdì scorso”, quando le commissioni politiche degli alleati - Alliance valdotaine, Pd, Stella Alpina, Claudio Restano, Mouv - hanno preso atto dell'indirizzo dell'Union valdotaine di indicare Renzo Testolin quale presidente e si sono riservate un incontro con le loro segreterie per analizzare questa situazione e pesarne le ricadute politiche. Ha aggiunto Machet: “Se una delle forze politiche alleate dovesse opporsi alla indicazione di sostituire Erik Lavevaz con Testolin alla presidenza riconvocheremo il Comité e valuteremo il da farsi".
I Valdostani sono frastornati, si stanno rendendo conto delle conseguenze di questa crisi strisciante della quale conosciamo, come detto, l’inizio, e che ha avuto un inaspettato colpo di teatro con l’archiviazione dell’inchiesta Egomnia su un presunto voto di scambio in Valle. Un colpo di teatro la cui trama inizia qualche giorno prima dell’archiviazione.
Quando Erik Lavevaz aveva deciso di chiudere la definizione della maggioranza l’intesa di massima era grossomodo questa: ingresso in giunta Claudio Restano all’assessorato all’Ambiente lasciato vacante da Chiara Minelli. Al tempo stesso pare che fosse prevista la sostituzione dell’assessore alla Sanità, Roberto Barmasse al cui posto sarebbe andato proprio Renzo Testolin.
Ipotesi aveva suscitato molte perplessità visto che Testolin, con altri, era sotto inchiesta Egomnia. Lui, Testolin, assicurò che se fosse stato rinviato a giudizio si sarebbe dimesso da assessore ma non dal Consiglio.
Un’ipotesi sulla quale si aprì nell’Uv un acceso dibattito interno che accrebbe le perplessità dei partner. Quando le cose sembravano quasi fatte è arrivata l’archiviazione che sparigliò le carte.
Con un atto di generosità politica, visto che le cose però non si sbloccavano, Lavevaz ha buttato una pietra nello stagno con la speranza che non cadesse nell’acqua. Infatti, dopo l’archiviazione si era detto disposto a fare un passo di lato per lasciare il posto di Presidente a Renzo Testolin, che si riservò di valutare l’eventualità. Anche se aveva già deciso Sì mentre Lavevaz sperava in un rifiuto.
Ma la candidatura di Testolin sta creando problemi negli alleata ed il portavoce del malumore è Andrea Padovani (Fp-Pd) che ha detto all’Ansa: “Se Renzo Testolin assumerà la carica di Presidente della Regione allora farò le mie valutazioni, come sempre sarà una questione politica e non personale”.
Insomma non se ne viene fiori. Si chiude una falla è si apre un nuovo buco.
E quindi? E quindi l’irresponsabilità dei politici va di pari passo con quella dei valdostani, che però hanno la scusante di non avere le competenze per comprendere fino in fondo quei cavilli amministrativi di cui dovrebbero occuparsi i loro rappresentanti.