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AMBIENTE | 29 settembre 2022, 17:45

Un bivacco alpino nel Forte di Bard, centro culturale della Valle d'Aodta

Dal ghiacciaio al museo, nel segno dei cambiamenti climatici

Bivacco Sberna

Bivacco Sberna

Il Cai Firenze ha donato al Forte di Bard il bivacco Renzo e Sebastiano Sberna che era posizionato sul colle est del Gran Neyron, sulle pendici dell'Herbetet, nel Parco nazionale del Gran Paradiso, a 3.414 metri di quota. Nelle prossime settimane il bivacco sarà collocato al Forte di Bard. La struttura era stata chiusa nel luglio 2019 per problemi di stabilità legati alla forte riduzione del ghiacciaio del Gran Neyron: "L'aumento delle temperature- si legge in una nota- aveva già portato alla scomparsa del ghiaccio sul fianco nord del colle su cui era posta la struttura, trasformando il già ripido pendio in frana di sfasciumi di terra e rocce in continua erosione". Di qui la decisione di chiuderlo e ora di portarlo in sicurezza a valle.

"Siamo grati al Cai Firenze per questo dono", afferma la presidente del Forte di Bard, Ornella Badery. Che aggiunge: "Il Forte di Bard da anni è impegnato in prima linea in attività di ricerca e divulgazione delle conseguenze provocate dal cambiamento climatico sulle aree glaciali. Quanto avvenuto al bivacco Sberna è l'ennesima drammatica testimonianza di questo fenomeno e rappresenta purtroppo un ulteriore emblematico campanello d'allarme". Riguardo alla sua nuova collocazione tra le mura della fortezza, Badery spiega: "Ne racconteremo la storia, dalle origini sino alla sua attuale mutata funzione, una testimonianza delle conseguenze della riduzione dei nostri ghiacciai, che andrà ad arricchire i percorsi espositivi in corso legati al progetto Save the glacier".

Luigi Bardelli, presidente del Cai Firenze, aggiunge: "Anche se con un po' di tristezza per quello che il bivacco ha rappresentato per la nostra sezione e per tutti gli alpinisti che, lì, hanno trovato rifugio da oltre 70 anni, ringraziamo sentitamente il Forte di Bard e la sua presidente, Ornella Badery, per l'opportunità di una nuova vita concessa a questa storica struttura d'alta quota, costruita nel 1950 da alcuni nostri soci, con il contributo degli Alpini del Battaglione Aosta".

 

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