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AMBIENTE | 11 settembre 2022, 19:25

I chiarimenti di Legambiente sul perché il Lago di Lod forse si salverà

il caso è scoppiato a febbraio di quest’anno, quando Legambiente, ha preso visione della concessione - rilasciata per 30 anni all’ing. Andrea Gadin - di utilizzo del torrente Chamois e del Lago Lod per alimentare due centrali idroelettriche, da costruire a valle dell’abitato di Chamois

I chiarimenti di Legambiente sul perché il Lago di Lod forse si salverà

La concessione si basa su un progetto presentato nel 2005 e passato alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nel 2010, prorogata nel 2015 e poi nel 2018.  Nella Valutazione non si prendeva in considerazione l’impatto del progetto sul lago.

La scadenza del provvedimento di VIA era prevista per il 30 giugno 2022. Legambiente si è quindi attivata per richiedere una nuova VIA, segnalando l’impatto che sarebbe derivato al lago (tutelato dalla legge nella sua naturalità e biodiversità) se fosse stato trasformato, come previsto, in un bacino di accumulo a servizio delle centrali.  Tuttavia l’appello lanciato al Sindaco, al Presidente della Regione e al Consiglio Regionale non ha sortito alcun effetto.

A quel punto, i residenti e proprietari di case a Chamois si sono costituiti nel Comitato SalvaLod e con una campagna mediatica, condotta anche attraverso i social, hanno avviato una raccolta firme e promosso numerosi eventi ed incontri. Lo stesso Comitato e Legambiente hanno presentato ad aprile 2022 (nei tempi previsti dalle scadenze) un ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche per chiedere l’annullamento dei Decreti e della Delibera con cui è stata rilasciata la concessione.

Al ricorso hanno presentato, a luglio, due distinte memorie di opposizione sia la Regione sia Gadin, per cui il ricorso è tuttora pendente e sarà assunto in giudizio il 23 novembre prossimo.

Nel frattempo, il 18 maggio, si riuniva una Conferenza dei Servizi, a livello regionale, durante la quale l’ing. Gadin annunciava la sua volontà di rinunciare all’utilizzo delle acque del lago per alimentare le sue centrali. Gli veniva chiesto di presentare un nuovo progetto che fosse congruente con questo suo annuncio. A tutt’oggi tale nuovo progetto non è stato presentato.

Anzi, il 29 giugno l’ing. Gadin chiedeva una ulteriore proroga della VIA (sulla quale ha ricevuto un diniego l’8 agosto) e, inoltre, chiedeva l’avvio del procedimento di esproprio dei terreni interessati dalla posa delle condotte (anche questa richiesta è stata rifiutata il 6 luglio in quanto il fatto di far richiedere l’esproprio dal Consorzio rappresentava un modo di eludere la legge) . Si scopriva così, tra l’altro, che l’edificio destinato ad ospitare la centrale era di proprietà di privati che non erano stati informati di tale decisione.

La richiesta di esproprio era infatti portata avanti dal Consorzio di Miglioramento Fondiario che, nel 2020, aveva firmato una convenzione con il Gadin stesso.

A quel punto, però, si accendeva il dibattito interno al Consorzio. Infatti, analizzando a fondo la convenzione firmata, ci si accorgeva che il contratto era molto penalizzante per il Consorzio, e quindi per tutti i consorziati che avrebbero dovuto contribuire per il 41% dei costi alla costruzione delle nuove condotte, avendone poi un “ristoro” decisamente basso e diluito nel tempo.

E’ così successo che il Direttivo del Consorzio è stato sfiduciato e sostituito da un nuovo organo direttivo (30 giugno).   Il nuovo Direttivo ha preso in considerazione il fatto che da alcuni mesi – dal termine dell’utilizzo dell’innevamento artificiale - il livello dell’acqua del lago era rimasto molto basso. Inoltre, per rispondere ad una richiesta dell’Assessorato all’Agricoltura, lo stesso Direttivo svolgeva una ricognizione sull’utilizzo delle acque derivate dal torrente Chamois a scopo irriguo (la ricognizione delle esigenze irrigue di ogni Consorzio è comunque prevista dalle norme nazionali).

Si è in questo modo scoperto che non tutte le derivazioni irrigue, normalmente attive nel comprensorio di Chamois, sarebbero garantite attuando il Disciplinare con cui sono state attribuite le portate nella concessione rilasciata a Gadin : in sostanza non ci sarebbe acqua a sufficienza per tutti.

La concessione rappresenta quindi il vero problema in  quanto, essendo tutt’ora valida, resta possibile presentare un nuovo progetto, il quale potrebbe utilizzare le quantità di acqua concessionate, che però non sono compatibili con le esigenze irrigue.

Gli ultimi atti della vicenda, che risalgono alla settimana scorsa, si sono occupati di questi aspetti e sono, per ora, rappresentati da:

-una lettera che Legambiente e il Comitato Salvalod hanno inviato al presidente della Regione per chiedere che venga redatto un disciplinare che stabilisca l’uso delle acque del comprensorio, tenendo conto della necessità di mantenere costante il livello del lago, al fine di garantirne la vitalità;

-una lettera inviata dal Consorzio al dirigente regionale competente per chiedere che la concessione del Gadin venga ritirata (o eventualmente rivista) alla luce delle esigenze effettivamente rilevate da parte degli utilizzatori delle acque stesse.

Solo nel caso in cui la concessione venga ritirata, verrà meno la possibilità di realizzare l’opera con le caratteristiche attualmente previste. L’amministrazione regionale ha in mano le carte necessarie per intervenire in questo senso. Se ciò avverrà sarà possibile ritirare il ricorso pendente presso il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche e chiudere finalmente questa vicenda che ha destato non poche preoccupazioni tra villeggianti e residenti.

Legambiente Valle d’Aosta   Comitato Salvalod di Chamois

red

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