Egregio direttore,
lei ha scritto ieri un lungo articolo sulla ennesima crisi in corso a Palazzo regionale. Come ci pare di capire dai suoi interventi anche lei, come noi e come la maggior parte dei valdostani, condivide lo sconcerto per una crisi, tutt’altro che presunta, che dura da più di un anno.
Lei ha sottolineato il ruolo importante di PCP, attribuendo a due consigliere una responsabilità decisiva sull'evoluzione della crisi. Le cose in realtà non stanno così. È ormai evidente che già da gennaio 2021, quando abbiamo segnalato i primi problemi di coerenza programmatica e chiesto il confronto tra le forze politiche, una parte del gruppo UV insieme ad altri esponenti autonomisti, aveva un preciso progetto per disarticolare la maggioranza di allora e avvicinarsi alla Lega.
Da parte nostra c'è sempre stata volontà di confronto e di collaborazione, cercata e ribadita inutilmente per mesi, su cui c'è stata un'accanita ostilità.
Quella in corso è una crisi stupida.
Stupida perché subito dopo le elezioni regionali, nell'ottobre 2020, c'era stato un confronto approfondito fra autonomisti e PCP e si era trovata un'intesa su un programma costruito seriamente, che affrontava e orientava le scelte su tutti i principali nodi politici.
E su questa base era nata la maggioranza autonomista-progressista ed era stata eletta la Giunta Lavevaz. Alla coerenza con quell’accordo noi ci siamo sempre riferiti, ma altri no.
Il capogruppo unionista arrivò anche a teorizzare che, fatto un accordo sui contenuti, dopo neanche tre mesi il “programma di legislatura” lo si poteva ben rivedere.
Il costante attacco a punti programmatici qualificanti portato avanti con metodo da qualche consigliere, non privo di seguaci, e la scelta di forzare alcune scelte, ha portato alle dimissioni di una presidente di commissione e di una assessora che non erano disposte a rimanere in carica per fare cose diverse da quelle concordate, conservando una poltrona a tutti i costi.
In ogni caso dopo quelle dimissioni si poteva ancora ricucire, tant'è vero che PCP aveva presentato a tutta la maggioranza un documento di puntualizzazione programmatica che venne considerato "del tutto ragionevole" dal Presidente Lavevaz.
E si arrivò così al ritrovo della maggioranza e delle forze politiche che avevano siglato l'accordo di legislatura alla Grand Place di Pollein, in cui si sarebbe dovuto entrare nel merito della verifica richiesta, ma sappiamo come è andata: silenzio tombale degli autonomisti, rifiuto del confronto, bollato come diktat il documento proposto per la discussione. Alla richiesta di PCP non ha mai fatto seguito in dieci mesi nessun tipo di colloquio. Zero assoluto. È evidente che non si voleva nessuna mediazione perché il progetto era un altro: costruire le condizioni di instabilità e il blocco ammnistrativo e politico per giustificare l’ennesimo ribaltone.
Gli autonomisti hanno voluto rinunciare all'apporto di PCP. Qualcuno per imprevidenza ed altri scientemente, perché già pensavano al ribaltone. Di conseguenza le nostre strade si sono divaricate e la nostra uscita dalla maggioranza è stata vista da qualcuno addirittura come un rafforzamento del gruppo dei 19. A questo disegno sono stati, purtroppo, subordinati e quindi funzionali i 5 consiglieri scissionisti di PCP. La crisi del PD commissariato e il disconoscimento del progetto di unità dei progressisti per sostenere, a sentir loro, la coesione della maggioranza rimanente ha avuto vita breve e l’esito che vediamo oggi, con il PD messo all’angolo dai suoi stessi “alleati”, testimonia del fallimento della loro posizione.
Dal canto nostro vogliamo ribadire che il Gruppo Consiliare di PCP ha sempre agito in coerenza con il progetto fondativo, con il mandato degli elettori e con le indicazioni espresse dall’Assemblea generale. L’UV può dire lo stesso? Il suo giusto richiamo agli articoli dello Statuto di quel partito sta lì a dimostrarlo. Alliance può dire lo stesso? Non è la fusione di Alpe e UVP, che facevano del loro “progressismo” un segno distintivo?
Ora che la crisi si è aggravata per le dimissioni del consigliere Marquis, in una fase economica e sociale ancora più delicata e preoccupante, noi non possiamo che ripetere quanto detto a giugno 2021: se si vuole tornare al programma concordato ad ottobre 2020, se ci si vuole confrontare con il documento “ragionevole” di PCP del giugno 2021, se si vuole il confronto e la mediazione non saremo certo noi a tirarci indietro.
Ma sinceramente non ci sembra che finora si sia presa in considerazione questa opzione da parte degli autonomisti.
Spiace per la Valle d'Aosta perché era stato individuato un percorso serio e si poteva lavorare proficuamente sui contenuti.
Chiara Minelli Erika Guichardaz
Grazie per l’attenzione e per le motivate suggestioni. Mi permetto alcune considerazioni e mi auguro che alle domande rivolte ai vostri ex alleati di governo rispondano gli interessati. Sono convintissimo che ad un certo punto di una qualsivoglia crisi si debba ristabilire un contatto e aprire un confronto su ciò che è meglio per la Valle d’Aosta e non già per scegliere il male minore. Oltre alle vostre responsabilità, nel mio chez nous ho richiamato anche le responsabilità degli autonomisti e l'ho ribadito rispondendo alla considerazione pubblicata su Fb da qualcuno che mi ha definito amico.
Mi auguro che gli autonomisti prendano in considerazione la vostra nuova opzione come avete scritto: “se si vuole tornare al programma concordato ad ottobre 2020, se ci si vuole confrontare con il documento ‘ragionevole’ di PCP del giugno 2021, se si vuole il confronto e la mediazione non saremo certo noi a tirarci indietro”.
Nel caso si riaprisse il tavolo con la maggioranza spero che tutto avvenga alla luce del sole con comunicati congiunti in modo che i valdostani sappiano come si evolve la crisi; una crisi quanto mai sentita. E questo per evitare furbate ben sapendo che una mediazione e una rinnovata collaborazione si regge su rinunce da entrambe le parti. pi.mi.