Tutto è nato da un ordine del giorno presentato dai due moschettieri di Forza Italia, Renato Favre, veterano e vice presidente del Consiglio, e dal neofita Paolo Laurencet che ci ha messo davvero poco come funziona la politica amministrativa.
I due consiglieri tendevano ad impegnare l’Assemblea su due punti che avrebbero consentito fare chiarezza su un tema di grande attualità: i furbetti delle vaccinazioni. Su questo impegnavano Favre e Laurencet: il Consiglio comunale di Aosta, per il tramite della Conferenza dei capigruppo, a prendere formalmente contatto con gli enti deputati all'organizzazione e alla gestione della campagna vaccinale regionale al fine di poter fare quanto prima il punto sull'immunizzazione delle persone anziane e delle categorie di soggetti più fragili e a rischio residenti nel Comune di Aosta, anche considerando che la maggior parte degli over 65, degli over 70, degli over 80 e dei soggetti fragili e con patologie valdostani risiede nel Comune Capoluogo.
E ancora impegnavano il Consiglio comunale di Aosta a prendere le distanze, da un punto di vista etico-morale, nel caso in cui ci fossero eletti di questa Assemblea così come del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, e/o loro familiari, già sottoposti alla copertura vaccinale pur non figurando formalmente in nessuna delle categorie definite come prioritarie.
Gli impegna sono stati respinti ma è venuto alla luce che c’è chi, tra i consiglieri, è stato vaccinato perché sorteggiato. Nessuno ha chiesto se il sorteggio è avvenuto alla presenza di un notaio per garantire la regolarità delle operazioni.
Non si capisce perché tanta reticenza da parte di consiglieri comunali che non sono certo a rischio nelle funzioni del loro mandato elettorale. Sicuramente non rischiano più delle cassiere dei supermercati. Sicuramente non rischiano più del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, né del presidente del Conisglio, Mario Draghi, che hanno atteso il proprio turno in diligentemente fila.
“Siamo stati accusati – precisa Renato Favre di alimentare la cultura del sospetto mentre io ho semplicemente detto che se un amministratore pubblico (catalogato nella categoria ALTRO) viene a sapere che è stato sorteggiato, pur sapendo che non è ancora il suo tempo, deve moralmente sapere dire sorry ma è meglio che il vaccino lo somministriate a chi corre maggiori rischi in quanto facente parte la categoria degli anziani e/o delle persone con fragilità”.
In effetti il pubblico amministratore dovrebbe dare il buon esempio. Al silenzio del capogruppo del maxi gruppo di Progetto Civico Progressista ha fatto eco il nervosismo del sindaco Gianni Nuti.
Conclude Renato Favre: “Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione che la soluzione alle lungaggini ed alle difficoltà nella vaccinazione venga affidata alla casualità del sorteggio; una soluzione – se è stata adottata per alcuni - contraria ai criteri di trasparenza, certezza ed universalità va in deroga anche alle linee guida nazionali sulle categorie da sottoporre a vaccinazione e non rispetta le priorità indicate”.












