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CRONACA | 01 aprile 2021, 18:00

Malati trascurati perché il covid ha ingaggiato anche i medici

Guai ammalarsi di questi tempi. O sei colpito dal covid o puoi aspettare e soffrire in silenzio. Il sistema sanitario valdostano perde colpi e dilagano dubbi e leggende che si spera siano solo metropolitane

Foto repertorio

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Chi è impegnato nelle inoculazioni dei vaccini anticovid, quanto percepisce? E’ stipendiato mensilmente come esercitasse il normale lavoro sanitario o ha un’indennità speciale come avviene per le vaccinazioni antinfluenzali da parte di medici di famiglia? L’Usl e l’assessorato regionale alla Sanità dovrebbero informare i cittadini rispondendo a queste e altre domande, quali:

perché a pari età e pari categoria c’è chi è già vaccinato e chi lo sarà tra più di un mese? Perché due coniugi di pari età vengono vaccinati a distanza uno dall’altro creando disagi facilmente immaginabili?

Usl e Regione dovrebbero rispondere per sfatare leggende metropolitane secondo le quali è più conveniente fare le vaccinazioni che lavorare in reparto.

Saranno anche leggende metropolitane che trovano amplificazione per fatti reali di trascuratezza subita da pazienti che hanno patologie, anche croniche, diverse dal covid e che quando telefonano ai vari servizi sanitari si sentono rispondere che devono aspettare perché i medici sono impegnati nelle vaccinazioni anticovid.

Il conto presentato dal coronavirus risulta impressionante non solo per i costi dell’emergenza pandemica, ma anche per le molte e spiacevoli conseguenze sugli assetti del Servizio sanitario regionale e sulla salute dei cittadini. Per mesi l’ospedale Parini è diventato un fortino contro il Covid-19 di fatto meno accessibile agli altri malati: vuoi per il necessario sdoppiamento dei percorsi terapeutici tra pazienti Covid e non Covid, vuoi per lo spostamento di professionalità sanitarie alla copertura dell’emergenza, vuoi per l’ovvia paura o ritrosia – a meno di pericolo di vita – di accedere a reparti diventati sguarniti, pericolosi e di fatto non accoglienti. Colpa di nessuno (forse), vista la drammatica concatenazione degli eventi. Però è un dato di fatto che i malati di tutte le patologie non Covid ricorderanno il 2020 e l’inizio 2021 come l’anno più difficile della propria vita sanitaria.

E la vita sanitaria continua ad essere tribolata per troppi malati.

Succede ancora oggi, infatti, che un paziente venga colto da lancinanti dolori causati da patologie croniche. Si reca al Pronto soccorso che somministra le terapie del caso e al momento della dimissioni inviti il paziente a prendere appuntamento con il dipartimento specialistico.

Il paziente segue il consiglio, tiene duro ma al ripetersi di una, due, tre violente crisi telefona al centro specializzato come gentilmente suggerito dal personale del Pronto soccorso. Come risposta alla richiesta di visita urgente per lenire i dolori insopportabili si sente rispondere 'non prendiamo prenotazioni fino a…perché non ci sono medici, sono tutti impegnati con il covid'.

Domanda: se un fatto del genere, così come tanti altri casi analoghi, accadesse ai capi dell’Usl o a uno dei magnifici uomini e donne d’oro di Place Deffeyes cosa farebbero?.

Grazie per le risposte ed i consigli.

red.pi.

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