Egregio signor sindaco Gianni Nuti, quando scappa, scappa. Il genere umano è abituato a imprese epocali, a traguardi inimmaginabili, ci sono però piccole cose che né le capacità, nè la scienza, nè la tecnologia possono aiutare a superare: i bisogni fisiologici. Signor sindaco, non so se il suo ufficio ha finestre su piazza San Francesco, se così fosse, forse questa mattina avrebbe potuto vedere e assistere ad un fatto increscioso che ha lasciato i presenti senza parole, impietriti.
Nascosta dietro un'auto una giovane donna, imbarazzatissima, stava orinando. Chi l'ha vista ha voltato lo sguardo e lei rialzatasi ha cercato di giustificarsi, rassicurata dai passanti sul fatto che con tutta evidenza non era certo lei responsabile del pubblico disagio. I bagni pubblici cittadini sono pochi ma soprattutto impraticabili, lei era andata in due bar e aveva bevuto altrettanti caffè chiedendo di potersi recare in toilette ma in zona arancione i bagni dei locali restano chiusi: dopo aver cercato un WC municipale, per non farsela addosso non ha trovato altro che nascondersi come una ladra tra le auto in sosta.
Tanto si è detto e scritto sulla 'crisi delle toilette pubbliche' su queste pagine, l'Amministrazione comunale scarica il barile sull’azienda di gestione, la Quendoz di Gressan incaricata della pulizia; l’impresa replica di non essere messa in condizione di esercitare al meglio e quello che rimane sono degli ambienti pubblici vergognosamente sporchi, indegni di una città turistica che ambisce a traguardi turistici importanti.
I Wc pubblici, sembra strano a dirsi, fanno parte del nostro patrimonio turistico, la mancanza è un disagio e la sporcizia ancora peggio. Da troppo tempo ci si affida ai bar tanto che molti pensano che essendo esercizi pubblici abbiano l’obbligo di fornire il servizio. Non è proprio così. Non esiste una legge chiara in materia, ma una sentenza del tribunale amministrativo della Toscana, datata 17 marzo 2010, fa giurisprudenza. Il Tar della Toscana ha accolto il ricorso presentato da alcuni operatori del settore contro l'obbligo, per i locali pubblici, di mettere a disposizione almeno un bagno a chiunque ne faccia richiesta e dunque anche a chi non prendeva un caffè e non era cliente. Stabilendo di fatto che l'uso del bagno dei pubblici esercizi è un servizio che i gestori di bar e ristoranti della città non sono affatto tenuti a fornire a tutti a titolo gratuito. Per di più, ammettono i giudici amministrativi, l'obbligo della toilette aperta a tutti violerebbe i principi di libertà dell'iniziativa economica privata e sarebbe troppo gravoso, soprattutto per i piccoli esercizi del centro storico.
La sentenza contesta la scelta di aver scaricato sui privati funzioni invece destinate all'ente pubblico come quella di garantire servizi igienici a turisti e residenti. Senza nemmeno, sottolineano i giudici amministrativi, aver previsto adeguati risarcimenti economici in considerazione degli evidenti disagi per i locali.
A queste problematiche si aggiungono le restrizioni della zona arancione, trattandosi di un servizio di solo asporto, gli esercizi pubblici non possono mettere a disposizione il bagno nemmeno per i loro clienti.
Signor sindaco, quando scappa scappa, provvedimenti vanno presi al più presto, senza cercare colpevoli, quella dei gabinetti è una situazione che va affrontata una volta per tutte, pensando magari a delle toilettes pubbliche a pagamento con custodi a responsabilità diretta; ne va del decoro cittadino e del rispetto delle persone.