Perchè il fatto non sussiste, il giudice monocratico del tribunale di Aosta Marco Tornatore ha assolto l'imprenditore idroelettrico Alberto Arditi, 59 anni, di Saint-Vincent, legale rappresentante della società idroelettrica 'Messuère energie' di Issogne, dalle accuse di distruzione o deturpamento di bellezze naturali e di impedimento di controllo.
I fatti risalgono a mercoledì 7 agosto 2019, quando sperti ittici del Corpo forestale valdostano e operatori del Consorzio pesca erano intervenuti per una morìa di pesci in un tratto del torrente Messuere di Brusson, che si trovava in secca.
Erano state trovate morte due trote fario adulte e oltre una cinquantina di avannotti. Nella zona oltre alla centralina di Arditi - che è distante due chilometri a monte del tratto di corso d'acqua in secca dove sono stati rinvenuti i pesci morti - sono presenti tra monte e valle circa 14 captazioni d'acqua da parte di privati e di consorzi irrigui (tra cui un mulino) aventi diritto a derivazioni nei loro canali. Parte di queste sono attive, altre no. Già nel 2007 un'analisi ambientale nel torrente Messuere svolta dalla società specializzata Acquaprogram srl di Vicenza evidenziava che "la portata naturale del torrente è influenzata dalla presenza di alcune derivazioni irrigue e potabili che in occasione di stagioni in cui la portata è naturalmente ridotta, possono determinare una accentuata carenza idrica" fino alla completa messa in secca.
La Forestale aveva avviato verifiche sull'ecosistema fluviale nonchè su possibili mutamenti o malattie della fauna ittica ma nel contempo aveva inviato alla procura di Aosta una notizia di reato per deturpamento; il fascicolo era stato assegnato alla pm Eugenia Menichetti.
A causare la morìa di pesci, secondo gli inquirenti, era stato il mancato rispetto del deflusso minimo vitale da parte della 'Messuere energie'. Una seconda accusa di distruzione o deturpamento di bellezze naturali riguardava un altro sopralluogo, del dicembre 2019, in cui i forestali avevano trovato il torrente in secca. La procura aveva chiesto in tutto sette mesi di reclusione e 2.000 euro di ammenda. Secondo l'avvocato Michele Peracino, difensore di Arditi, la ricostruzione degli inquirenti sulla moria di trote si basa "sui rilievi fatti quando la situazione non era più pacificamente quella di inizio agosto. Se io trovo i pesci morti la sera del 6, sono morti almeno nelle 24 ore precedenti e se la morte è determinata da una secca, questa secca si è progressivamente creata nei giorni precedenti", quindi "la fotografia andava fatta i primi di agosto" non "il giorno 7, dopo due violenti temporali", ha detto il legale nella sua arringa.
Era invece uscito dal procedimento facendo domanda di oblazione Savino Vacquin, presidente del Consorzio di miglioramento fondiario di Brusson, autorizzato al prelievo dal torrente per fini irrigui. Per lui la procura aveva chiesto l'emissione di un decreto penale di condanna (ammenda di 516 euro), per distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Arditi si era opposto a un analogo provvedimento, ovvero una multa di oltre 6.000 euro: "Non ho causato la morìa di pesci, mi difendo e non pago una multa che non mi spetta" aveva detto l'imprenditore.