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CRONACA | 22 maggio 2025, 12:49

Al Congresso regionale del SAPPE a Avigliana, sindacati e istituzioni chiedono interventi concreti contro il caos carceri

Non solo più personale, ma anche tecnologie non letali e meno custodie cautelari inutili. Il fenomeno delle “sliding doors” e il suicidio a Torino diventano simbolo di un sistema al collasso

Al Congresso regionale del SAPPE a Avigliana, sindacati e istituzioni chiedono interventi concreti contro il caos carceri

Il carcere non può essere un luogo di passaggio temporaneo per chi, arrestato in flagranza, viene trattenuto per poche ore e poi liberato dopo una semplice udienza di convalida. Non può esserlo, soprattutto, se in quelle poche ore un uomo si toglie la vita in una cella angusta, lasciando dietro di sé domande pesanti come pietre. È partendo da questa consapevolezza che, nei giorni scorsi, si è svolto ad Avigliana (TO) il VI Congresso regionale del SAPPE, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

L’evento si è svolto in connessione con l’Assise sul Decreto Sicurezza recentemente varato dal Governo Meloni, e ha messo sul tavolo i temi più caldi della gestione penitenziaria italiana: organici insufficienti, strumenti di difesa obsoleti, e – soprattutto – l’emergenza delle “sliding doors”, ovvero quelle entrate e uscite lampo dal carcere che disorientano gli operatori e rischiano di mettere in crisi l’intero sistema.

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, è stato netto: “Non è più tollerabile l’uso sistematico della custodia cautelare in carcere per persone che, nella maggior parte dei casi, vengono rilasciate dopo poche ore”. Il riferimento è al meccanismo – formalmente previsto ma oggi troppo spesso abusato – della detenzione provvisoria prima della convalida dell’arresto, che sta diventando un incubo logistico e umano.

Capece ha chiesto al provveditore penitenziario per Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, Mario Antonio Galati, di intervenire presso le Procure per invertire la tendenza, invitando i magistrati a valutare misure alternative, come gli arresti domiciliari o l’obbligo di firma, laddove possibile.

Un appello che trova eco nel suicidio avvenuto a Torino poche settimane fa: un giovane trattenuto in attesa di convalida si è tolto la vita, lasciando aperto il dibattito sull’effettiva necessità della sua detenzione.

Oltre alla questione degli organici – tema sempreverde in ogni congresso sindacale – il SAPPE ha rilanciato anche la richiesta di dotazioni non letali per il personale penitenziario. Si parla di flash ball (fucili a proiettili di gomma, già in uso in Francia) e di bola wrap (dispositivi che bloccano a distanza le gambe di soggetti violenti, usati già in alcune polizie locali italiane).

Non armi, dunque, ma strumenti di dissuasione e contenimento, pensati per ridurre i rischi nelle situazioni più tese, come le rivolte carcerarie o gli atti di resistenza passiva – che il Decreto Sicurezza ha ora qualificato come reato.

Capece ha anche ribadito il ruolo strategico della Polizia Penitenziaria non solo all’interno degli istituti, ma anche sul territorio, nell’ambito dell’esecuzione penale esterna. In Piemonte, ad esempio, sono quasi 10mila le persone seguite in percorsi alternativi al carcere: un universo che richiede attenzione, risorse e professionalità.

Il provveditore Galati, nelle conclusioni, ha accolto con interesse le proposte, promettendo un impegno concreto sia verso la Magistratura per affrontare il nodo sliding doors, sia presso il DAP per far sì che i nuovi agenti in uscita dai corsi vengano assegnati anche al Piemonte, che versa in condizioni particolarmente critiche.

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Secondo i dati del Ministero della Giustizia aggiornati ad aprile 2025, gli istituti piemontesi ospitano oltre 4.700 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di poco superiore a 3.200 posti. Gli agenti in servizio sono meno di 2.600, con un rapporto detenuti/poliziotti tra i peggiori d’Italia. La pressione sul sistema è tale che ogni episodio critico – dalle rivolte alle aggressioni – diventa miccia accesa. E quando la custodia cautelare è solo una formalità di qualche ora, il sistema mostra tutta la sua vulnerabilità.

pi.mi.

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