C’è un tempo che non si misura con l’orologio, ma con il cuore. È il tempo delle ricorrenze che tornano puntuali ogni anno, come la festa della SS. Trinità a Gressoney-La-Trinité, dove la spiritualità si intreccia con la memoria e la bellezza del vivere insieme.
Domenica 15 giugno, il piccolo paese walser ai piedi del ghiacciaio del Lys si è stretto attorno alla Santa Messa celebrata da Don Ugo Casalegno, affiancato dal collaboratore pastorale Sami Sowes, in una chiesa gremita di fedeli, autorità civili e militari, e volti familiari. Tanti, tantissimi, a dimostrare che la montagna sa ancora riunirsi con semplicità e devozione.
L’omelia di Don Ugo – “sostenuta, nel miglior senso del termine” – ha tenuto viva l’attenzione dei presenti. Prendendo le mosse dal mistero cristiano della Trinità, il parroco ha allargato lo sguardo ai cambiamenti del tempo presente, ai giovani in cerca di senso, alla necessità di riscoprirsi persone capaci di ascolto, prossimità e speranza. Un messaggio di fede, certo, ma anche di umanità.
A rendere ancor più sentita la celebrazione è stata la processione per le vie del paese, accompagnata dalla banda La Lira di Issime, diretta dal maestro Enrico Montanari, e da un numeroso corteo in costume tradizionale, testimoni silenziosi e vividi di una cultura che non si lascia dimenticare. I bambini, splendidi nei loro abiti storici, hanno portato allegria e freschezza, esibendosi nei balli conclusivi con la cura di chi sa di appartenere a qualcosa di prezioso.
Non è mancata una nota di commozione per la presenza stessa di Don Ugo, ancora convalescente da una frattura femorale, che ha voluto essere lì, tra la sua gente, nella sua montagna, con una tenacia che vale più di mille discorsi. Il suo sforzo, silenzioso ma eloquente, è stato reso possibile anche dal supporto del collaboratore Sami, punto di riferimento essenziale.
«Partecipo da anni a questa funzione – racconta un affezionato presente – e ogni volta sento nascere dentro di me sensazioni profonde: religiose, ma anche territoriali e ambientali. Qui si sente cosa vuol dire appartenere.»
A Gressoney-La-Trinité, in questa domenica di giugno, la fede è tornata a farsi rito, la cultura a farsi corpo, e la comunità a farsi famiglia.