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ATTUALITÀ | 27 giugno 2025, 12:00

Tu chiamale se vuoi contraddizioni

Mi sono soffermato in questi giorni ad analizzare le contraddizioni della nostra società, e mi rendo conto di come troppo spesso le cose che consideriamo umanamente giuste siano, per la politica, sbagliate. Il che mi fa pensare a due mondi completamente separati: da una parte i cittadini, dall’altra i politici

Tu chiamale se vuoi contraddizioni

Il distacco abissale tra cittadino e politica lo abbiamo messo nero su bianco nella nostra Costituzione. Infatti, l’articolo 11 della Costituzione italiana sancisce il ripudio della guerra come strumento di offesa e la possibilità, in condizioni di parità con gli altri Stati, di limitare la propria sovranità per favorire la pace e la giustizia internazionale.
In pratica, l’Italia si impegna a non ricorrere alla guerra per risolvere controversie, e accetta limitazioni alla propria autonomia decisionale per partecipare a organizzazioni internazionali che promuovono la pace.

E invece? Invece riusciamo tranquillamente ad andare in giro a invadere Paesi sovrani, bombardandoli.
Fare l’elenco dei Paesi che abbiamo ingiustamente invaso sarebbe superfluo. Ne citiamo alcuni per rinfrescarci la memoria: la Libia, l’Iraq, e – più vicino a noi – la Serbia, bombardando Belgrado per 78 giorni.
Che dire? Umanamente ingiusto, ma politicamente corretto, ci dissero.

Dopo la Seconda guerra mondiale, memori degli orrori provocati dalla guerra, l’uomo ha messo in piedi decine di organizzazioni con lo scopo fondamentale di creare un mondo più equo, solidale e giusto.

Fu così che, il 24 ottobre del 1945, in California, vide la nascita l’ONU con questa missione: mantenere la pace e la sicurezza internazionale; sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni; promuovere migliori condizioni di vita, il progresso sociale e la tutela dei diritti umani.
Sempre in quegli anni nasce anche la Corte internazionale di giustizia, nota come Tribunale internazionale dell’Aia. Le origini della Corte penale internazionale (CPI) risalgono alla fine della guerra, quando vennero istituiti dei tribunali militari internazionali. Il primo fu chiamato a giudicare i capi nazisti nel Processo di Norimberga.

Il 29 luglio 1957, su richiesta degli Stati Uniti, nasce l’agenzia AIEA, con lo scopo di controllare l’energia atomica e promuovere l’uso pacifico di tale energia.
Insomma, sembrava che l’essere umano avesse finalmente preso coscienza del fatto che il nostro mondo cercava spasmodicamente un futuro di pace, prosperità e uguaglianza.

E invece?
Tutte queste bellissime iniziative nate sull’onda di sentimenti e desideri umanamente giusti si sono scontrate contro la famosa Realpolitik.
Ciò che per il cittadino era ovvio, giusto, scontato... per il politico non lo era affatto.

L’ONU emetteva centinaia di risoluzioni contro una politica brutale, espansionistica e razziale da parte di Israele. Risoluzioni che venivano completamente ignorate, mentre Israele faceva il bello e il cattivo tempo, senza che nessuno dicesse nulla.
Che dire poi della Corte penale internazionale? Emetteva sentenze di condanna contro varie persone... anche queste completamente ignorate.
Eri un torturatore, un assassino di vecchi, donne e bambini? Venivi condannato? Beh, poco importa. Le capriole politiche ti facevano tornare libero a casa tua.
Eri un presidente accusato di crimini contro l’umanità? Bazzecole.
Avevamo già pronti stuoli di politici pronti ad accoglierti a braccia aperte. Poco importava se, umanamente, ti fossi macchiato di crimini abominevoli come il massacro di bambini o se avessi fatto uccidere giornalisti, dottori, infermieri.
Arrivava il politico di turno che si pavoneggiava in televisione, affermando di condividere il tuo operato.

Quanto all’Agenzia per il controllo nucleare, qui la cosa è ancora più comica.
Il paradosso è che lo Stato che più di tutti ha voluto questa agenzia – lo stesso che ha preteso per anni che alcuni Paesi fossero sottoposti a ispezioni costanti – è lo Stato che, in barba alle affermazioni secondo cui “non vi erano conferme che questo Paese stesse producendo bombe”, decide comunque di bombardarlo.
Il tutto, in violazione dei diritti sovrani di quel Paese e delle norme internazionali.
Insomma, il classico: io sono io e voi non siete un c...o.

Ora mi viene spontaneo chiedermi:
Ha ancora senso tenere in piedi dei carrozzoni di buone intenzioni umanitarie, quando poi la politica fa ciò che vuole?

Ho chiesto quanto costi mantenere questa struttura all’Intelligenza Artificiale. Ecco la risposta:

Mantenere la struttura dell’ONU ha un costo significativo, ma sorprendentemente contenuto rispetto ad altre spese globali.
Il bilancio ordinario approvato per il 2024 è di circa 3,59 miliardi di dollari, che copre le spese del Segretariato e delle operazioni principali.
Se si includono anche le missioni di pace e le agenzie specializzate, il costo totale annuale può arrivare a una media di 54 miliardi di dollari.

Sono tanti? Sono pochi? Difficile rispondere, almeno per me.
Ma una cosa è certa: sentiamo sempre più spesso dire dalla politica che “certi costi sono politicamente inaccettabili”.
Sono inaccettabili 4 miliardi per la sanità.
Sono inaccettabili aumenti di stipendi e pensioni.
Sono inaccettabili fondi per la tutela del territorio.

Ma qualunque sacrificio diventa accettabile per riarmarsi e giocare alla guerra.
Sento citare frasi come “Se vuoi la pace, prepara la guerra”.
E questo mi fa capire che il vecchio detto “Armiamoci e partite” è sempre più attuale.
Perché, non credo di scoprire l’acqua calda se affermo che in guerra non ci vanno né i ricchi né i politici, ma solo i poveracci.
Come chi sta scrivendo.

Vittore Lume-Rezoli

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