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Aosta Capitale | 27 maggio 2020, 08:00

Aosta: In Consiglio torna la proposta di ridurre i compensi

PRUDENZA I CORONAVIRUS E' IN AGGUATO -

Alessandra Addario

Alessandra Addario

Decidere, celermente, in modo trasparente, rapido ed equo se operare, e nell’affermativa in quale forma, riduzioni alle indennità e altre forme di retribuzione riconosciute agli amministratori pubblici valdostani tutti. E’ quanto chiedono con un ordine del giorno dei consiglieri comunali di Aosta Etienne Andrione (gruppo misto), Carola Carpinello (Altra VdA), Patrizia Pradelli (M5S) tutti candidati sindaco o vicesindaco bocciati dagli elettori, e Alessandra Addario.

Un’iniziativa che puzza di populismo elettorale e demagogia partititica visto che i medesimi consiglieri non hanno votato alcune settimana fa un ordine del giorno presentato dal loro collega Vincenzo Caminiti (nella foto).

“Chiedevo – ricorda Caminiti -  che fino a fine emergenza di si percepire più il compenso e metterlo subito a disposizione dei servizi sociali in modo specifico al servizio spesa”. Ciò che lascia perplessi è con quale nonchalance, alcuni prendono in giro la gente. Si chiede Caminiti: “Perché non votare quello già esistente e farne un'altro lasciando il parere a chi, la Regione e Consiglio Valle che un mese fa havotato contro ad una iniziativa che chiedeva una riduzione del 20%?”

E’ infatti incomprensibile il perché non hanno votato quello già esistente e quindi con effetto immediato oltre ad avere un forte risvolto Istituzionale oltre a ridare un po' di dignità alla politica.

“Accusavano me di essere in campagna elettorale e poi c’è chi si butta a capofitto su un tema che attizza i cittadini che in questi momento vivono la terribile crisi del coronavirus” aggiunge Vincenzo Caminiti.

Pare proprio che il bue voglia dare del cornuto all’asino. A giustificazione della richiesta i consiglieri comunali partino da lontano. Infatti scrivo, “on è qui il caso di ripercorrere il percorso che condusse a retribuire i titolari di mandato elettivo, se non per segnalare che l’introduzione dell’indennità parlamentare (1912) corrispondeva alla necessità di superare le previsioni dello Statuto Albertino per cui “l’esercizio delle funzioni di senatore o deputato non poteva essere retribuito” (che di fatto escludevano dalla possibile carica tutti coloro che non avessero potuto disporre di rendite a mantenersi durante il suo esercizio), e, per estensione, che il principio di un lavoro (quale è quello dell’amministratore pubblico, peraltro revocabile dal decisore ultimo – l’elettore – a suo insindacabile giudizio a scadenze fisse), richiama quello di retribuzione o indennità”; quasi come a giustificare che solo a fine mandato si accorgano che forse arrivano in ritardo e vogliano giustificarsi per le indennità percepite.

“Mi stupisce – aggiunge Caminiti facendo riferimento al fato che era candadto sindaco o vicesindato è stato bocciato dagli elettori - che tutto ciò arrivi da persone che sono state bocciate dagli elettori, ricordiamoci che erano in lista come sindaci e vicesindaci tutti bocciati dagli elettori e presenti in Consiglio come nominati ma se avessero solo un po' di quella onestà intellettuale di cui chiedono conto agli altri avrebbero fatto entrare quelli che invece le preferenze le hanno prese ma si sa la poltrona e comoda e lasciarla fa male al portafoglio”.

red. pi.

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