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CRONACA | 19 aprile 2020, 14:30

L'emozione del rientro in reparto dopo il servizio di medico volontario all’ospedale covid-19 di Aosta

RESTIAMO A CASA - Che cosa mi rimarrà di tutto questo? Un universo di emozioni e di sentimenti profondi, che in parte voglio condividere con voi

Il dottor Giovanni Donati

Il dottor Giovanni Donati

“E con questo turno 16-24 finisce il mio mese di servizio volontario nei reparti Covid del mio ospedale. Essere medico (non fare il medico!) è un privilegio raro: è stata un’esperienza professionalmente molto arricchente e umanamente drammatica perché, ancor più spesso del solito, vita e morte si sono intersecate quotidianamente, in una danza macabra, rapida, imprevedibile ed incomprensibile!”.

Inizia così il post del medico Giovanni Donati, del Parini di Aosta, che si accinge a rientrare tornare nel suo reparto di chirurgia toracica, senologica e tiroidea, dopo aver svolto servizio di ‘volontariato’ al reparto covid. Donati si chiede: “Che cosa mi rimarrà di tutto questo? Un universo di emozioni e di sentimenti profondi, che in parte voglio condividere con voi”.

E poi la risposta: “Porterò con me nella memoria tanti volti di pazienti soli nelle loro stanze a combattere con la malattia e tanti volti “mascherati” di colleghi medici, infermieri e OSS che instancabili nelle corsie si sono incessantemente prodigati per salvare la vita a tante persone. Ma porterò con me anche tanti volti di persone felici alla notizia delle prossime dimissioni e commossi perché finalmente dopo tanto patire ce l’avevano fatta”.

E ancora: “Porterò con me inoltre tante voci di persone stanche che imploravano di essere aiutate a respirare con qualsiasi mezzo o di altre che chiedevano al telefono notizie di un loro congiunto o che supplicavano di dire loro una cosa importante perché sapevano che non l’avrebbero più rivisto”. Donati scrive che si porterà “l’odore acre del cloro che tutti noi operatori abbiamo spruzzato a litri sulle porte e su noi stessi, odore che ti rimane nelle narici sotto la mascherina per le 8 ore del turno e che poi non ti abbandona, fedele compagno, fino a casa”.

Ma il lui sono vivi anche i sentimenti di dolore. “Porterò con me – scrive - pure il ricordo del dolore che procurano le mascherine, con i loro elastici che ti tagliano la pelle dietro alle orecchie o che ti segnano la faccia con solchi profondi che rendono ancora più esplicita la stanchezza a fine turno”. Ma anche “Il piacevole ricordo del gusto delle tante prelibatezze (dagli spaghetti alle focacce alle uova di cioccolato, ecc.) fatte recapitare da ristoratori, singoli cittadini, classi di alunni, associazioni di volontariato in modo totalmente gratuito e sempre condite con commoventi messaggi di incoraggiamento!”

E poi rimarranno “le piacevoli chiacchierate notturne a confrontarsi su terapie e strategie di igiene e sanità pubblica, con colleghi medici di tutte le età e specialità, poco conosciuti prima d’ora; le ore a casa a studiare articoli scientifici e ad ascoltare webinar di ogni tipo per poter capire qualcosina di più di questo alieno che ci è piombato addosso un mese e mezzo fa; il ciclo circadiano completamente sovvertito da turni massacranti; e tante, tante, tante altre cose che serberò per sempre nel cuore!”

E conclude il posto con un “Last but not least...mi rimarrà il ricordo della PAURA di potermi ammalare e di poter fare ammalare i miei familiari: un grande GRAZIE va a loro che sono il motore della mia vita e che si sono dovuti sacrificare, privandosi di abbracci, baci e carezze, per permettermi di continuare a svolgere serenamente il mio lavoro”. La prossima settimana annuncia: “Effettuerò questo benedetto tampone e poi, se negativo, ricomincerò con la mia passione di sempre”.

Siamo noi valdostani, caro dottor Donati, che dobbiamo ringraziare lei e tutto il personale medico e paramedico per l’esempio di umanità e di solidarietà che ci state dimostrando in questo momento che pare un’eternità. Grazie. pi.mi.

rec.cro.

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