Nell’adunanza del consiglio Regionale del 25 luglio il consigliere regionale Manfrin ha presentato un’interpellanza relativa al bando emanato dalla prefettura per la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria. In tale interpellanza il consigliere Manfrin fa delle esternazioni prive di ogni fondamento in merito alle cooperative. E' sempre più manifesto che quanto viene dichiarato nel dibattito politico non si basa su dati di realtà.
Il dato di realtà è il fatto che la gara bandita dal Dipartimento Affari di Prefettura di Aosta è andata deserta: nessuno dei 7 enti gestori impegnati nell'assolvere per conto della Regione l'obbligo dell'accoglienza stabilito dallo stesso Ministero dell'Interno ha ritenuto possibile partecipare; nessuna di quelle numerose organizzazioni del terzo settore che si è - a dire dei detrattori, tra cui va annoverato anche il nostro Manfrin - rimpinguata con ricchi guadagni nell'affare dell'accoglienza ha proposto un'offerta per la gestione dei posti previsti e occupati in Valle d'Aosta.
Evidentemente c'è qualcosa che non va nel bando. Si viene poi a sapere che il bando arriva fresco fresco dal Ministero dell'Interno e che in moltissime Prefetture di Italia è andato deserto o ha ricevuto pochissime adesioni. Tanto che in molti contesti per poter continuare a garantire l'accoglienza si è ricorsi a proroghe maggiormente costose, così come affermato da Manfrin stesso. E invece il problema sembra essere nella scarsa motivazione delle cooperative… Nello stigmatizzare il quadro presentato in maniera artificiosa dal consigliere Manfrin, il Forum del Terzo settore intende mettere in evidenza tre punti in merito all'accoglienza dei richiedenti Protezione Internazionale e al fatto che il Bando è andato deserto.
1. Il nuovo bando, per contenere i costi, aveva eliminato tra gli obblighi dei partecipanti tutto lo spazio di lavoro che è stato qualificante per gli enti di terzo settore e che ha rappresentato il motivo per cui molti ETS si sono impegnati in questo campo: il lavoro di integrazione sociale e lavorativa dei richiedenti protezione internazionale. Togliere questa parte (dall'insegnamento della lingua italiana, all'inserimento sociale nel territorio) è stato un grave errore perché è quella che rende meno problematica la presenza di queste persone, ragazzi tra i 20 e i 30 anni che non chiedono altro che poter fare una vita decorosa, lavorando e contribuendo allo sviluppo della nostra comunità. Se si elimina questo lavoro resta solo la funzione di controllo, che non fa parte delle competenze e delle funzioni principali degli ETS. Forse potevano essere interessate ad impegnarvisi altre organizzazioni per cui l'ordine e la sicurezza sono dei valori irrinunciabili, come ad esempio Casapound, associazione che annovera tra i suoi simpatizzanti lo stesso Manfrin.
2. Le cooperative e i vari enti gestori nel decidere di non partecipare hanno deciso anche di limitare la propria attività di impresa. Per molti ETS questo rappresenta anche una causa di riduzione della propria forza lavoro, e quindi un danno. I numeri valdostani non sono altissimi ma complessivamente sul piano nazionale la scelta di ridurre drasticamente l'accoglienza porta come conseguenza una riduzione degli occupati di circa 10 mila unità. E queste persone sono in gran parte italiani.
3. Il lavoro di integrazione fatto in questi anni, in collaborazione tra le Istituzioni preposte e gli enti di Terzo settore, coinvolgendo non solo i gestori ma anche volontari e cittadini che hanno in modi diversissimi dato il loro contributo, ha avuto un grande valore e un impatto estremamente utile per la nostra comunità, favorendo relazioni positive, contenendo i casi di pericolo, promuovendo percorsi di fattivo inserimento e di lavoro utile alla collettività da parte dei migranti.
Doverne fare a meno non arricchisce ma depriva tutti.
Queste note escono a seguito dell'infausta presa di posizione del Consigliere Manfrin e in corrispondenza con uno dei naufragi più grandi di questi ultimi anni. Una domanda è d'obbligo: di fronte a esseri umani che perdono la vita nella speranza di poter migliorare la propria esistenza non bisognerebbe forse considerare la comune appartenenza al genere umano senza se e senza ma?













