Primi interrogatori di garanzia dei 16 arrestati nell'ambito dell'operazione Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri di Aosta contro una presunta 'locale' di ndrangheta in Valle d'Aosta. Davanti al gip del tribunale di Torino Silvia Salvadori è comparsa per prima Monica Carcea, assessore alla Programmazione al Comune di Saint-Pierre, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Carcea, apparsa molto provata dal regime di isolamento carcerario, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, in attesa di poter leggere gli atti d'inchiesta.
Poi è stata la volta del 40enne croupier del Casino di Saint-Vincent Alessandro Giachino. Assistito dall'avvocato Claudio Soro, Giachino ha negato ogni addebito, ammettendo di conoscere Marco Di Donato (arrestato anch'egli e ritenuto dagli inquirenti uno dei 'capi' della 'ndrina valdostana) in quanto suo dipendente (Giachino è un piccolo impresario) ma di non aver mai avuto a che fare con gli altri membri del sodalizio.
Ha anche negato di essere mai stato a conoscenza del fatto che Nicola Prettico, consigliere comunale di Aosta (Uv) e dipendente del Casino di Saint-Vincent, aveva discusso con Marco Di Donato dell'opportunità, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare del gip, "di 'tagliare la coda' ad Alessandro Giachino, cioè di affiliarlo alla 'ndrangheta". Di Donato era convinto della fedeltà e delle capacità di Giachino ("Ale sa stare a tutti i tavoli") mentre per Prettico il croupier "Non è ancora pronto" (pagina 133 Ordinanza di custodia cautelare).
"Tuttavia - scrive il gip - non è poi emersa per quanto risulta dalle intercettazioni telefoniche, la prova della celebrazione del rito di affiliazione" di Alessandro Giachino.












