La composizione dell'attuale governo, fra larghe intese e commissioni di saggi, con un premier che non si era presentato alle elezioni, è la conseguenza del fallimento dei partiti. Fallimento palesato alcuni mesi prima quando per salvare il salvabile fu necessario “sospendere la democrazia” ed istituire un governo cosiddetto “tecnico”, composto da esperti nei vari settori dell'amministrazione di un paese.
E' molto tempo ormai che la democrazia Italiana non partorisce direttamente un governo. Complice una legge elettorale che per intenderci è stata definita dal suo stesso autore “una porcata” (mi ricorda il detto chi non capisce la sua scrittura è un asino di natura); complice la crisi di identità dei partiti e la conseguente confusione nell'elettorato.
Anche in questi governi anomali non sono mancati certamente i sabotatori. Chi si sono rivelati essere questi guastafeste? Sempre loro: i partiti. O meglio alcuni partiti o membri al loro interno. Mi riferisco a quei partiti che sono al di fuori del nostro momento storico; quei partiti che ancora non hanno digerito l'Europa, la collaborazione amichevole con gli stati comunitari, la diplomazia, la capacità di incontrarsi a metà strada per trovare soluzioni comuni. Questi partiti arcaici ed integralisti promuovono idee anacronistiche ed esclusivamente di bandiera. Proposte lontane dagli interessi comuni e aderenti solo al proprio programma, spesso anticostituzionale o inattuabile.
Sono i partiti minori ed estremisti, come la Lega o quei partiti che nel loro nome portano ancora il ricordo sanguinoso delle dittature (vedi i partiti comunisti coi quali si stipulano ancora alleanze) e, ancora più deleterio, singoli membri all'interno dei grandi partiti come Pdl e Pd che seppur chiamati a maggiore responsabilità continuano a permettere sproloqui a personaggi a dir poco discutibili. Abbandonare la logica dei partiti è a mio avviso l'unica via per ottenere un vero cambiamento. Stipulare un agenda con punti di sicuro interesse per il Paese, i quali come sappiamo sono davanti agli occhi di tutti, per affrontare prima le emergenze e poi perseguire il benessere. Per fare questo i partiti devono mettere da parte i loro programmi elettorali ad effetto, programmi che non hanno ricevuto consenso elettorale tale da essere imposti come agenda di governo.
I toni devono essere moderati sempre, non solo quando il governo cede alle richieste delle singole parti (o ai loro ricatti). I grandi partiti hanno in parte compreso cosa non ha funzionato in passato e qual'è la linea da seguire. Affinchè si possa governare efficacemente è necessario però che questi partiti si rinnovino ulteriormente depurandositotalmente da questi elementi negativi. Riponete le bandiere rosse, nere, arancioni o blù. L'unica bandiera che deve essere fatta sventolare sotto il sole, mossa dal vento di cambiamento è la nostra amata bandiera Tricolore!













