L’epicissima ‘cessocomiomachia’ è una impareggiabile descrizione dello stato sociale e politico in Val d’Aosta, anni 1950 di questo valdostano ‘onesto e con le palle’. Tanto per chiarire subito la sua ‘koprocrazia’ era la ‘protezione politica’ di cui fà una descrizione spietata con un taglio anarchico, a suo modo rancoroso e realistico. La confusione è il pretesto per iniziare il colloquio col lettore. Il tumulto d’idee, la babilonia di fatti, commedia, artificio, tragedia di un prepotere arbitrario e feroce. Mentono la stampa, maldestri propagandisti e mentitori, tutto l’opposto della ricerca del vero. L’inganno e la menzogna, l’arbitrio del deprimente passivo servilismo . La sua lingua tagliente è trasversale alle anormalità della società ed anche se non li nomina tutti i personaggi pubblici dell’epoca sono riconducibili a presidenti, sindaci, senatori, magistrati e funzionari di ogni livello. Gerbore, lo dedica a ‘pastori, cani e greggi , ai puri di razza salassatici, ai meticci, ai trapiantati e salassati…’. Tra costoro vi sono arabesi e giappovenotti.
La sua analisi a volo d’uccello è l’esilarante critica per la magistratura di cui teme azioni di qualcuno che cerchi di prenderlo in castagna…, fino all’indicare lo stipendio mensile dei papaveri consiglieri regionali (230’000 lire), per colpa dei ragli che il popolo depose nelle urne. Piantando il bisturi nel bubbone principale in quella peste morale che ci avvelena la vita dalla culla alla bara: una babilonia di poteri, di arbitrii, tra inganni, menzogne e piaggerie di cui sono intrisi ‘morale, Stato, famiglia, religione, legge, onore, ecc’. Da allora i manicomi e le galere sono affollati da due giganti la ‘ragione’ e le ‘azioni’. Gerbore spiega a Tramaclende (nome dal salassatico, tramer = spostare e clende = limiti) che con la ragione vuol far retrocedere la soglia dei pregiudizi e di leggi arbitrarie. La ‘veulla’ vive tra siderurgia, agricoltura,industria idroelettrica e turismo. A Magnacorte arrivano turisti da tutto il mondo per il sano sole montano, cura dei calli e reumatismi. A S. Vinsano vengono per correre dietro ad una pallina d’avorio, buttando via soldi, sudore, sangue e lavoro altrui. Tramaclende fa il quadro della situazione socio-politica : dall’Unione Salassiana con trance isterica verso arabesi e giappovenotti, due chiese collegiate, un tribunale, un rifugio per i poveri, varie banche, un palazzo del governo, dodici vespasiani, due seminari, un carcere, una questura, un municipio, una casa di tolleranza, una stazione ferroviaria, servizi d’ autopulman, un ex-campo d’aviazione, un progetto di teleferica, un ospedale ed una maternità, semafori regola traffico. In Salassopoli si muore come altrove, di fame, di indigestione, di malattia, per errori fatali, ma anche per colpa della giustizia, o per colpa della patria in pericolo. A parte poi per colpa del tungsteno della siderurgia. Le cause di vita sono autorizzate dal sindaco e santificate dal prete, con cui si dichiara che i due contraenti possono rompere l’imene, vivendo felici e forse contenti.
Il Gran Capo Verde della Giungla Concale (Presidente Séverin Caveri ), considerato nevrotico, conduce una personale lotta contro i rumori, chiuse il caffè tra le porte Praetoriane per ‘schiamazzo notturno’ e contro di lui scrissero volantini ironici distribuiti in zona, come : “ io comando nella Valle, tutti gli altri son vassalli, non vi sembra cosa strana questa Unione Salassana? essa serve egregiamente a confondere la gente, che ogni tanto vuol sapere, i segreti del mestiere...” Per venire al caso concreto e più divertente del MEZZO –CESSO metà finito e metà da finire, dovrò tradurre il nome dei personaggi a cui si riferisce. La storia riguarda il Gran Capo Rosso di Salassopoli, la municipalità di Aosta, Sindaco Fabiano Savioz, che si vuole dotare di un <vespasiano> pubblico per uomini e donne al prezzo di Lire 700'000 da assegnarsi alla ditta che farà pagar meno. L’epico cesso viene individuato in centro città che si rileverà il meno indicato, a trenta passi dalla casa di Toro Seduto di Salassolandia (Senatore Ernest Page) per questa monumentale latrina per tutti i <bisogni emissivi>. Il cesso così crebbe sotto le finestre dell’accanito <demoniaco-crostano> Toro seduto che non digerì per nulla quel cacatoio proprio lì a meno di trenta passi dal suo maniero. Toro seduto andò dal collega Gran Capo Verde e con un’ordinanza fece sospendere i lavori, mentre il Gran Capo Rosso di Salassopoli li fa riprendere. Insomma un avanti e indietro di ordini. Addirittura il Gran Capo Verde arriva ad offrire al Gran Capo Rosso lire 3'000'000 (tre milioni) se cambia posto al cesso, per doveroso riguardo verso le Autorità.
In appendice si legge: “La mole del Mezzo-Cesso, prezioso monumento che testimonia ai posteri l’idiozia dell’Autorità, è, nella sua incompiutezza intatta, divenuta ora la méta, Gerbore così finisce la sua esaltazione della ragione e dell’azione (anarchica) ...e spazzeranno via i vari Tori seduti, Capi Verdi o variopinti inabissandoli per sempre nella latrina della storia”.