"Qui nel mio locale non lo voglio più vedere, ha tradito la mia amicizia...". Così da oltre un anno affermava Tonino Raso, titolare della Pizzeria La Rotonda di Aosta, parlando di Nicola Prettico, consigliere Uv al Comune di Aosta e dipendente del Casino di Saint-Vincent.
Entrambi si trovano da ieri mattina in carcere con l'accusa di associazione a delinquere con l'aggravante mafiosa nell'ambito dell'operazione Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri di Aosta. Gli inquirenti li ritengono entrambi membri attivi di quella che considerano la 'ndrina valdostana ma è certo, anche sul piano investigativo, che tra i due non corresse più buon sangue da diverso tempo.
Sono complessi i rapporti tra gli indagati e vanno contestualizzati in vicende specifiche. Come quella relativa a una fidejussione bancaria che un paio di anni fa Raso (foto a lato) aveva sottoscritto in favore di Prettico: un aiuto a un amico che si trovava momentaneamente in difficoltà nel recupero di una certa somma, ha sempre sostenuto il ristoratore, il quale però sostiene anche che il consigliere comunale non gli avrebbe mai restituito il denaro, mettendolo anzi in difficoltà essendo divenuto Raso garante bancario dell'operazione finanziaria di Prettico. Di qui la rottura dei rapporti tra i due, con Raso che aveva reso 'off limits' l'ingresso in pizzeria al suo ex amico.
L'ordinanza di custodia riporta anche il rischio di una 'guerra' tra famiglie calabresi residenti in Valle per una lite scoppiata tra due ragazzi nell'estate del 2015.
Il nipote di Antonio Raso si era picchiato con il figlio di Salvatore Filice, che aveva avuto la peggio. "La vicenda rileva in quanto dimostrativa di dinamiche interne alle due fazioni tipiche della 'ndrangheta - si legge nell'ordinanza - in cui un mero litigio tra ragazzi provoca reciproche pretese di rispettabilità tali da muovere la stessa locale di San Luca al fine di comporre gli attriti. In particolare, emerge la valenza dei Nirta di San Luca quali referenti per salvaguardare l'onore famigliare".
Per sanare lo 'sgarro' Salvatore Filice, con pregiudizi di polizia e gestore di un night club a Chatillon, aveva chiesto 10.000 euro agli zii di Raso a titolo di 'risarcimento', dopo averli minacciati con una pistola. Gli stessi zii si erano quindi rivolti ad Antonio Raso per risolvere la questione. "...ha fatto un cazzo di casino qua che siamo dovuti andare ad aggiustare le cose..." dice Raso in un'intercettazione.
"Della vicenda sono stati informati anche i referenti calabresi - si legge - sia della compagine 'ndranghetista aostana, sia di Salvatore Filice e si sono mossi personaggi influenti che hanno rispettato le regole della consorteria mafiosa". Dopo vari incontri non andati a buon fine, con il coinvolgimento anche di Marco Di Donato, la questione era stata risolta al termine di una riunione in un pub di Sarre definita 'tesissima' dagli investigatori che l'hanno monitorata.