Malgrado "l'impossibilità, oggi, di accertare processualmente la presenza in Valle d'Aosta di una ramificazione locale, stabile, della 'ndrangheta", ci sono "elementi che ne fanno fortemente sospettare l'esistenza, ma non si tratta di elementi caratterizzati da gravità, precisione e concordanza".
Lo scrive il gup di Torino Federica Bompieri nelle motivazioni della sentenza di condanna dello scorso 30 gennaio nei confronti di Giuseppe Facchinieri, Giuseppe Chemi, Michele Raso, Roberto Raffa,e dei fratelli Salvatore, Romeo e Giuseppe Tropiano nel processo sulle tentate estorsioni scaturito dall'operazione Tempus Venit dei carabinieri di Aosta. "Dagli atti emerge - scrive il magistrato torinese - innanzi tutto una consistente presenza in Valle d'Aosta di emigrati calabresi e, piu' precisamente di persone provenienti dalla Piana di Gioia tauro, legate a vario titolo ai Facchineri (membri della famiglia Furfaro, Andrea Sorbara, Michele Fonte) come emergono collegamenti - di varia natura tra gli imputati e sosggetti di spicco della 'ndrangheta".
In particolare, riferisce ancora il giudice, "le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Fonte, Caruso e Raso Annunziato fanno luce sul radicamento di membri della 'ndrangheta in territorio valdostano. Tuttavia allo stato non e' processualmente acclarata l'esistenza di un'unica entità denominata 'ndrangheta; non puo' dirsi processualmente dimostrato che in Valle d'Aosta sia attivo un locale di 'ndrangheta''. Coordinata dalla Dda di Torino (pm Stefano Castellani) e dalla Procura di Aosta (pm Daniela Isaia), l'indagine dei carabinieri era partita dai tentativi di estorsione ai danni degli imprenditori Giuseppe Tropiano e Luigi Monteleone.