Venerdì 26 dicembre 2025 a Lillianes non si è celebrata soltanto una festa, ma un gesto antico, quasi rituale, che affonda le radici nella storia profonda delle comunità della Bassa Valle. La Rouotta, manifestazione tradizionale e storica riconosciuta come attività sportiva tradizionale dal Ministero, si è rinnovata ancora una volta, dimostrando che alcune tradizioni non sopravvivono per inerzia, ma grazie alla volontà, alla passione e alla fede di chi le custodisce.
A tenere saldo il filo di questa eredità c’è l’impegno concreto del sindaco Daniele De Giorgis, affiancato da volti che sono ormai parte della memoria viva della festa, come la veterana Ornella Longis. Il tutto guidato con equilibrio e saggezza dal presidente della Pro Loco, Patrice Agnesod, punto di riferimento silenzioso ma determinante affinché la Rouotta non venga relegata a semplice rievocazione folkloristica, bensì continui a essere ciò che è sempre stata: un momento identitario forte, condiviso, autentico.
Colpisce, anno dopo anno, il “mix” dei partecipanti. Giovani che si mettono in gioco con entusiasmo, confrontandosi con i veterani che non competono solo per vincere, ma per trasmettere. In quei gesti ripetuti, nelle regole non scritte, negli sguardi di intesa, passa un sapere antico fatto di misura, rispetto e senso del limite. È lì che la Rouotta smette di essere solo competizione e diventa educazione comunitaria.
Molte prove si sono svolte nell’area dove sorge il monumento ai Caduti. Una coincidenza solo apparente, perché il silenzio della memoria ha accompagnato il rumore della festa. Il pensiero è andato a quei giovani che tutto hanno dato per una libertà che oggi spesso diamo per scontata. In quel luogo, il gioco si è fatto quasi preghiera laica, un ponte tra chi non c’è più e chi oggi vive, ride, compete.
Manifestazioni come la Rouotta, immerse in un clima di festa e sana competizione, non sono un residuo del passato ma una necessità del presente. Comunità come Lillianes, Arnad e Chambave lo dimostrano: giochi semplici, tradizioni forti, identità condivise. Ieri, oggi e domani, le nostre comunità hanno bisogno di questi momenti per riconoscersi, per sentirsi parte di qualcosa che va oltre il singolo.
Per questo il plauso va al sindaco, al presidente della Pro Loco e a tutta la comunità che partecipa e crede nella Rouotta. Perché finché qualcuno continuerà a far girare quel cerchio, la memoria non si fermerà. E la Valle d’Aosta continuerà a raccontarsi, non solo con le parole, ma con i gesti, i riti e il cuore delle sue genti.


















