C’è un filo sottile che unisce la Stazione Leopolda di Firenze ai pendii scoscesi della Valle d’Aosta.
Un filo fatto di bottiglie, mani callose, vendemmie all’alba e grappoli che crescono dove la montagna dice «qui non si può».
E invece sì: si può, e ogni anno sempre meglio.
Sabato 15 novembre la presentazione della Guida Vitae 2026, l’enciclopedia liquida dell’Associazione Italiana Sommelier, ha certificato qualcosa che chi vive la Valle lo sente già da tempo: la nostra viticoltura è entrata in una nuova fase, più matura, più consapevole, più riconosciuta.
In un’Italia che produce più di 20.000 vini recensiti, riuscire a lasciare il segno non è semplice.
Eppure la Valle d’Aosta, piccola e testarda, lo fa eccome.
La nuova edizione della guida introduce quattro categorie speciali, ciascuna con 100 vini considerati esempio di un diverso modo di raccontare il territorio.
E la Valle, in tutte e quattro le categorie, piazza un capolavoro.
Nei Grandi Vini, quelli iconici e riconosciuti nel panorama nazionale, brilla il Clairet di Elio Ottin.
Nei Vini di Territorio, quelli che incarnano identità e tipicità come bandiera, domina il Blanc de Morgex et de La Salle pas dosé Pavese XXXVI 2020, firmato Ermes Pavese.
Nei Vini Rivelazione, cioè gli innovatori, conquista spazio Ad Completorium, di La Plantze.
Nei Vini Valore/Prezzo, ovvero i migliori rapporti qualità-costo, a rappresentare la Valle è il Vuillermin 2023 dell’Institut Agricole Régional.
Quattro categorie, quattro storie diverse, un messaggio unico: la Valle d’Aosta non è più solo un luogo di viticoltura eroica. È un laboratorio nazionale di qualità.
Diciannove vini. Diciannove modi diversi di declinare un territorio che, pur essendo piccolo, ha una varietà sorprendente di clima, altitudine, vento, suoli e mani che lavorano.
Eccoli, incolonnati come una passerella di orgoglio valdostano:
Maison Anselmet
Chardonnay Élevé en fût de chêne 2023 (91)
Pinot Noir Semel Pater 2023 (90)
Cave des Onze Communes
Pinot Noir Coin Noble 2023 (91)
Cave Gargantua
Gamaret 2023 (91)
Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle
Cuvée des Guides Pas dosé (91)
Château Feuillet
Chardonnay 2024 (90)
Di Francesco-Gasperi
Fumin 2021 (90)
Didier Gerbelle
Rosso Père et Fils 2023 (90)
Grosjean Vins
Pinot noir Les Frères 2022 (91)
Institut Agricole Régional
Vuillermin 2023 (92) – Premio
Petite Arvine 2024 (90)
La Crotta di Vegneron
Chambave Muscat Attente 2021 (91,5)
La Plantze
Ad Completorium (91) – Premio
La Vrille
Chambave Muscat 2023 (90)
Les Crêtes
Syrah 2021 (90)
Lo Triolet
Pinot Gris 2024 (90)
Ottin
Clairet (95) – Premio
Pinot noir L’Emerico 2022 (90)
Ermes Pavese
Blanc de Morgex et de La Salle Pas dosé Pavese XXXVI 2020 (94) – Premio
Blanc de Morgex et de La Salle 25 Pas dosé 2013 (93)
André Pellissier
Torrette Supérieur 2022 (92)
Piantagrossa
Nebbiolo Dessus 2023 (90)
Rosset Terroir
Chardonnay 770 2023 (91)
Guardare questa lista è come guardare una mappa emozionale della Valle d’Aosta.
Ogni nome è un pezzo di montagna, un filare ripido, un vento diverso, una famiglia che ha deciso di rimanere.
C’è il Morgex verticale e gelido, dove il Prié Blanc cresce come un miracolo botanico.
C’è la plaga più morbida del centro valle, che regala fumin scuri e muscat profumatissimi.
C’è la bassa Valle, dove il vento del Rodano si infila tra i filari come un ospite inatteso.
E c’è la mano dei giovani, sempre più presenti, sempre più preparati.
Le parole del presidente AIS, Alberto Levi, non sono di circostanza:
sono la fotografia di un mondo che ha capito che non basta produrre vino.
Bisogna raccontarlo, viverlo, studiarlo, e soprattutto crederci.
La Valle d’Aosta non ha mai prodotto così bene.
Non ha mai raccontato così bene.
E mai come oggi la viticoltura diventa anche un pezzo di identità politica e culturale: un settore che genera qualità, lavoro, turismo, immaginario.
La guida Vitae 2026 non ci dice solo quali vini bere:
ci dice che stiamo crescendo.
E che la montagna, quando ci credi davvero, non è un limite: è un amplificatore.












