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ECONOMIA | 21 novembre 2025, 20:18

La Valle che versa nel bicchiere: il racconto di una viticoltura che sale sempre più in alto

Dalla Stazione Leopolda di Firenze arriva una pioggia di riconoscimenti che illumina la viticoltura eroica valdostana. Vitae 2026 premia storie, vini e produttori che ogni giorno sfidano pendenze, clima e fatica, trasformando la Valle d’Aosta in un laboratorio di eccellenza nazionale. Ecco chi ha ottenuto i massimi riconoscimenti e perché questo momento segna un passaggio storico

Da sinistra il presidente A.I.S. Valle d'Aosta Alberto Levi, in centro il presidente A.I.S. Italia Sandro Camilli e il responsabile della Guida Nicola Abbrescia

Da sinistra il presidente A.I.S. Valle d'Aosta Alberto Levi, in centro il presidente A.I.S. Italia Sandro Camilli e il responsabile della Guida Nicola Abbrescia

C’è un filo sottile che unisce la Stazione Leopolda di Firenze ai pendii scoscesi della Valle d’Aosta.
Un filo fatto di bottiglie, mani callose, vendemmie all’alba e grappoli che crescono dove la montagna dice «qui non si può».
E invece sì: si può, e ogni anno sempre meglio.

Sabato 15 novembre la presentazione della Guida Vitae 2026, l’enciclopedia liquida dell’Associazione Italiana Sommelier, ha certificato qualcosa che chi vive la Valle lo sente già da tempo: la nostra viticoltura è entrata in una nuova fase, più matura, più consapevole, più riconosciuta.
In un’Italia che produce più di 20.000 vini recensiti, riuscire a lasciare il segno non è semplice.
Eppure la Valle d’Aosta, piccola e testarda, lo fa eccome.

La nuova edizione della guida introduce quattro categorie speciali, ciascuna con 100 vini considerati esempio di un diverso modo di raccontare il territorio.
E la Valle, in tutte e quattro le categorie, piazza un capolavoro.

Nei Grandi Vini, quelli iconici e riconosciuti nel panorama nazionale, brilla il Clairet di Elio Ottin.

Nei Vini di Territorio, quelli che incarnano identità e tipicità come bandiera, domina il Blanc de Morgex et de La Salle pas dosé Pavese XXXVI 2020, firmato Ermes Pavese.

Nei Vini Rivelazione, cioè gli innovatori, conquista spazio Ad Completorium, di La Plantze.

Nei Vini Valore/Prezzo, ovvero i migliori rapporti qualità-costo, a rappresentare la Valle è il Vuillermin 2023 dell’Institut Agricole Régional.

Quattro categorie, quattro storie diverse, un messaggio unico: la Valle d’Aosta non è più solo un luogo di viticoltura eroica. È un laboratorio nazionale di qualità.

Diciannove vini. Diciannove modi diversi di declinare un territorio che, pur essendo piccolo, ha una varietà sorprendente di clima, altitudine, vento, suoli e mani che lavorano.

Eccoli, incolonnati come una passerella di orgoglio valdostano:

Maison Anselmet

Chardonnay Élevé en fût de chêne 2023 (91)

Pinot Noir Semel Pater 2023 (90)

Cave des Onze Communes

Pinot Noir Coin Noble 2023 (91)

Cave Gargantua

Gamaret 2023 (91)

Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle

Cuvée des Guides Pas dosé (91)

Château Feuillet

Chardonnay 2024 (90)

Di Francesco-Gasperi

Fumin 2021 (90)

Didier Gerbelle

Rosso Père et Fils 2023 (90)

Grosjean Vins

Pinot noir Les Frères 2022 (91)

Institut Agricole Régional

Vuillermin 2023 (92) – Premio

Petite Arvine 2024 (90)

La Crotta di Vegneron

Chambave Muscat Attente 2021 (91,5)

La Plantze

Ad Completorium (91) – Premio

La Vrille

Chambave Muscat 2023 (90)

Les Crêtes

Syrah 2021 (90)

Lo Triolet

Pinot Gris 2024 (90)

Ottin

Clairet (95) – Premio

Pinot noir L’Emerico 2022 (90)

Ermes Pavese

Blanc de Morgex et de La Salle Pas dosé Pavese XXXVI 2020 (94) – Premio

Blanc de Morgex et de La Salle 25 Pas dosé 2013 (93)

André Pellissier

Torrette Supérieur 2022 (92)

Piantagrossa

Nebbiolo Dessus 2023 (90)

Rosset Terroir

Chardonnay 770 2023 (91)

Guardare questa lista è come guardare una mappa emozionale della Valle d’Aosta.
Ogni nome è un pezzo di montagna, un filare ripido, un vento diverso, una famiglia che ha deciso di rimanere.

C’è il Morgex verticale e gelido, dove il Prié Blanc cresce come un miracolo botanico.
C’è la plaga più morbida del centro valle, che regala fumin scuri e muscat profumatissimi.
C’è la bassa Valle, dove il vento del Rodano si infila tra i filari come un ospite inatteso.
E c’è la mano dei giovani, sempre più presenti, sempre più preparati.

Le parole del presidente AIS, Alberto Levi, non sono di circostanza:
sono la fotografia di un mondo che ha capito che non basta produrre vino.
Bisogna raccontarlo, viverlo, studiarlo, e soprattutto crederci.

La Valle d’Aosta non ha mai prodotto così bene.
Non ha mai raccontato così bene.
E mai come oggi la viticoltura diventa anche un pezzo di identità politica e culturale: un settore che genera qualità, lavoro, turismo, immaginario.

La guida Vitae 2026 non ci dice solo quali vini bere:
ci dice che stiamo crescendo.
E che la montagna, quando ci credi davvero, non è un limite: è un amplificatore.

je.fe.

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