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Salute in Valle d'Aosta | 30 ottobre 2025, 13:03

Serd in affanno: mancano all’appello quasi 1.900 professionisti

In Valle d’Aosta i servizi per le dipendenze faticano a tenere il passo: mancano figure professionali e strutture di primo livello, mentre le realtà ambulatoriali e residenziali reggono grazie all’impegno straordinario del personale. La fotografia emersa dal XIV Congresso Federserd e dalla Fondazione GIMBE evidenzia la necessità di una riorganizzazione nazionale, non più affidata a iniziative spot

Nino Cartabellotta presidente Fondazione Gimbe

Nino Cartabellotta presidente Fondazione Gimbe

La situazione dei servizi per le dipendenze in Valle d’Aosta appare oggi sotto pressione, specchio di un quadro nazionale fatto di frammentazione e disomogeneità. La fotografia più recente, presentata dalla Fondazione GIMBE durante il XIV Congresso Nazionale Federserd, non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: quasi 1.900 professionisti mancano all’appello in tutta Italia, e la Regione autonoma non fa eccezione.

Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, «stiamo pagando il prezzo di un immobilismo normativo e organizzativo», che trasforma l’efficacia dei SerD troppo spesso nella buona volontà dei professionisti più che in una strategia chiara e coordinata. In questo contesto, la Valle d’Aosta si trova ad affrontare sfide particolari, legate sia alla dimensione ridotta del territorio sia alla distribuzione dei servizi.

Partendo dai servizi di primo livello, destinati a chi è più difficile da raggiungere attraverso i canali tradizionali, la Regione risulta completamente scoperta. Nel 2024, infatti, non è stato registrato alcun servizio di questo tipo, mentre il tasso medio nazionale per 100.000 abitanti tra i 15 e i 74 anni è pari a 0,4. Una lacuna che segnala come i soggetti più fragili possano trovare pochissimo supporto immediato sul territorio.

Meglio, seppur con numeri contenuti, va nei servizi ambulatoriali, che assicurano percorsi terapeutici, riabilitativi e farmacologici, oltre a sostegno psicologico per le famiglie. Qui la Valle d’Aosta si colloca sopra la media nazionale: 3,2 servizi ambulatoriali per 100.000 abitanti contro una media italiana di 2,6. Ma a compensare questa buona distribuzione è soprattutto il personale, che regge carichi notevoli: ogni unità di personale segue in media 16,5 utenti, contro i 24,1 della media nazionale. Una differenza che racconta di una pressione inferiore per operatore ma di una disponibilità spesso precaria e da tutelare.

Sorprendentemente, i servizi residenziali e semi-residenziali, che offrono percorsi più strutturati e personalizzati, registrano un tasso decisamente superiore rispetto alla media nazionale: 5,4 unità per 100.000 abitanti contro 2,1 in Italia. Numeri che suggeriscono una capacità organizzativa concreta, ma che non compensano l’assenza dei servizi di primo livello e la difficoltà nel garantire continuità assistenziale.

Il quadro valdostano mette in luce l’urgenza di un intervento strutturato a livello nazionale, che vada oltre le iniziative temporanee e spot. Senza una strategia chiara e il reclutamento dei professionisti necessari, anche le eccellenze locali rischiano di essere insufficienti a fronteggiare un fenomeno che tocca giovani e famiglie, e che impone un approccio di prevenzione, diagnosi e cura ben coordinato.

je.fe.

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