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ATTUALITÀ | 23 ottobre 2025, 12:00

Le pietre che raccontano la nostra storia

La nostra regione è un museo a cielo aperto. Le pietre di Saint-Martin raccontano epoche arcaiche, le mura romane ci stupiscono ancora per la loro maestosità, i castelli e le torri medievali punteggiano il paesaggio come sentinelle del tempo

Le pietre che raccontano la nostra storia

In una vallata della nostra regione, pochi giorni fa, mi sono fermato davanti a dei ruderi: vecchie case di montagna, ormai quasi inghiottite dalla vegetazione. Quelle pietre mute mi hanno riportato alla mente un pensiero ricorrente: ogni città, ogni villaggio, ha pietre che raccontano la sua storia.

Ad Aosta, l’area megalitica ha ospitato una mostra dal titolo emblematico: Pietre parlanti. Ma le pietre parlano anche fuori dai musei.

C’è una bellezza discreta nelle finestre senza vetri, nei muri a secco lungo i sentieri, negli argini costruiti con tenacia dai nostri antenati. Ogni pietra è una domanda: chi ha vissuto qui? Perché ha costruito? Come si viveva?

E così, nel silenzio del bosco, ci si ritrova a immaginare vite passate, storie dimenticate, gesti quotidiani scolpiti nella roccia.

La nostra regione è un museo a cielo aperto. Le pietre di Saint-Martin raccontano epoche arcaiche, le mura romane ci stupiscono ancora per la loro maestosità, i castelli e le torri medievali punteggiano il paesaggio come sentinelle del tempo.

Ma accanto a queste pietre “nobili” esiste un patrimonio più umile e altrettanto prezioso: l’architettura rupestre e popolare, fatta di case costruite con pazienza dai nostri nonni. Villaggi abbandonati, tetti crollati, stanze minuscole che parlano di una vita semplice ma autentica.

Eppure, questo patrimonio rischia di scomparire. Non per incuria, ma per paradosso burocratico. Il vecchio rudere di famiglia, che un tempo evocava ricordi e affetti, oggi è diventato un peso.

Vincolato dalle Belle Arti, non può essere ristrutturato liberamente: è troppo piccolo per viverci, ma abbastanza “storico” da generare tasse, obblighi di sicurezza e spese. Quelle quattro pietre, che non sono un castello, diventano un fardello fiscale.

E così, mentre la memoria si fa più fragile, lo Stato ci ricorda che anche i ricordi hanno un prezzo.

Le pietre raccontano, sì. Ma chi le ascolta? E chi le protegge davvero, senza trasformarle in vincoli che soffocano la vita?

Forse è tempo di ripensare il rapporto tra tutela e vivibilità, tra memoria e futuro. Perché se le pietre parlano, dovremmo almeno avere il diritto di rispondere.

E mentre lo scrittore valdostano Mauro Caniggia ci racconta come e perché scomparve il villaggio sperduto di Thora nel 1564 — a causa di una enorme frana che seppellì completamente il paese e i suoi abitanti — oggi sappiamo che sono altre le cause per cui molti dei nostri villaggi sono pronti a sparire, inghiottiti dall’indifferenza del nostro tempo.

Vittore Lume-Rezoli

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