La Valle d’Aosta sta navigando tra correnti complesse e spesso invisibili: energia, concessioni idroelettriche, rinnovabili, idrogeno, tutto intrecciato in decisioni che definiranno il futuro della comunità. All’incontro “Energia alla Valle!” di Châtillon, organizzato da AVS-Rete Civica, si è percepita subito la tensione tra ciò che è urgente fare e ciò che viene rimandato da troppo tempo.
«Non incontri episodici, ma appuntamenti per andare a fondo», ha esordito Elio Riccarand, sottolineando che la CVA è oggi «una potenza economica e finanziaria fuori controllo della mano pubblica». Una frase che risuona come un campanello: se non si decide ora, saranno altri a scegliere per noi. Il tema dell’autonomia energetica non è astratto: riguarda i fiumi, il territorio, i costi per cittadini e imprese.
Paolo Meneghini ha portato lo sguardo oltre le Alpi, raccontando che lo zero termico quest’estate è arrivato a 5.000 metri e che l’inquinamento e le crisi internazionali rendono l’urgenza ancora più concreta. «Accelerare sulle rinnovabili è la strada più rapida, efficace ed economica», ha spiegato, e subito si comprende che le scelte locali hanno un impatto reale sulla vita quotidiana. Fotovoltaico, eolico, idroelettrico programmabile: non sono termini astratti, ma strumenti per difendere la Valle e ridurre dipendenza da combustibili fossili.
Paolo Gino ha ricordato il progetto originario di CVA, nato per indirizzare le fonti locali agli usi del territorio. «Oggi però si muove come un privato, inseguendo utili senza adeguati indirizzi strategici della Regione», ha detto, citando la centrale di Morgex come esempio di spreco e di scelte fuori dal territorio. E qui emerge il nodo politico: CVA è dei valdostani, ma senza indirizzi chiari, rischia di diventare uno strumento di mercato anziché un bene comune.
L’idrogeno è stato il focus di Paolo Ciambi: «È prezioso, usiamolo dove è indispensabile, nell’industria pesante», ha chiarito. Le applicazioni sui bus locali o per il riscaldamento, ha spiegato, sarebbero inefficaci e costose. Le autonomie elettriche in ambiente alpino permettono già soluzioni più sostenibili, con costi inferiori e minore impatto ambientale. La lezione è chiara: tecnologie avanzate vanno utilizzate con criterio, non per moda o opportunismo.
Chiara Minelli ha riportato l’attenzione sulle concessioni idroelettriche: 29 delle 32 scadranno nel 2029. «Senza Norma di attuazione e senza CVA davvero in house, rischiamo gare europee e la perdita delle concessioni», ha detto, e il silenzio della platea parlava più di mille parole. È un campanello per la politica: non ci sono più margini per rinvii.
Riccarand ha chiuso la serata richiamando la posta politica: «La CVA appartiene ai valdostani e deve seguire indirizzi chiari della Regione», ha detto, denunciando il silenzio preoccupante dei programmi ufficiali su questo tema. Il percorso proposto da AVS-Rete Civica appare concreto: comunità energetiche, transizione ecologica, uso intelligente dell’idrogeno, controllo pubblico delle concessioni, approvazione immediata della Norma di attuazione.
La serata si è chiusa con una sensazione netta: il futuro energetico della Valle non aspetta chi dorme. Decidere ora significa proteggere territorio, acqua e comunità. Come direbbero in Francia, «Il n'est jamais trop tard pour bien faire», ma bisogna farlo adesso, prima che le correnti portino via ogni opportunità.













