Il 25 luglio scorso, ad Ayas e Valtournenche, non si è firmata solo una carta. Si è messo in moto un ingranaggio che, se tutto andrà come promesso, cambierà il volto di due vallate e un po’ anche della Valle d’Aosta. Regione, comuni, Monterosa S.p.A. e Cervino S.p.A. hanno avviato l’accordo di programma per il collegamento funiviario tra Champoluc e Breuil-Cervinia.
Il linguaggio ufficiale parla di «un passo decisivo verso la realizzazione». Il lessico della montagna direbbe che la traccia è aperta e tocca ora salire di quota, metro dopo metro. Perché il progetto è di quelli che pesano, nel bene e nel male: congiungere due comprensori, estendere la stagione, creare lavoro, portare turisti da un versante all’altro senza passare dall’automobile.
La nota ufficiale insiste su un punto: «Elemento fondamentale è il forte sostegno espresso dalle amministrazioni e popolazioni locali, con un’adesione a larghissima maggioranza dei residenti favorevoli all’opera». Un consenso che, in Valle, non è mai un dettaglio. E che arriva dopo anni di studi, “DEFR” e “Docfap” approvati, progetti discussi, alternative valutate. Ora si entra nella fase dell’«iter autorizzatorio di fattibilità tecnico-economica». Tradotto: si comincia a vedere se la cosa si può fare davvero e con quali soldi.
Ma la funivia non vuole essere solo un ponte bianco tra due stazioni sciistiche. «Non è un’opera solo al servizio degli sport invernali, ma soprattutto un volano per la mobilità sostenibile e integrata tra le vallate». Significa ridurre il traffico, aprire le Cime Bianche anche a chi non ha sci ai piedi, collegare territori senza asfaltare altri chilometri di strada. Un sogno verde, almeno sulla carta, che dovrà fare i conti con vincoli, ambientalisti e — soprattutto — con il paesaggio.
Gli estensori del progetto assicurano che «il percorso e la tecnologia adottata sono pensati per conciliare lo sviluppo con la massima tutela ambientale, integrandosi nel paesaggio alpino». È un impegno forte, in un’epoca in cui ogni pilone di funivia fa discutere. E aggiungono: «Il ruolo principale di questo collegamento sarà di garantire lavoro continuativo nel corso dell’anno alle nostre vallate, contribuendo anche al ripopolamento soprattutto della media montagna».
Dietro c’è una filosofia precisa: niente speculazione edilizia — «resi vani dagli strumenti urbanistici già adottati o in adozione» — e un’idea di sviluppo “intelligente ed equilibrato”. Il resto lo farà, se arriverà, l’attrattiva di due nomi già forti, Cervinia e Champoluc, uniti in un unico pacchetto turistico da vendere al mondo.
La regia sarà della SIF, insieme alle società funiviarie e ai due comuni. «Il progetto Champoluc–Cervinia è una visione condivisa, che guarda al futuro del turismo alpino con ambizione e responsabilità», dice la nota. Parole che, sulle Alpi, si sono sentite molte volte. La differenza, stavolta, la farà un cavo d’acciaio che attraversa una montagna. Se ci riuscirà, sarà molto più di un impianto: sarà un pezzo di futuro appeso a una fune.
Et si, pour une fois, la montagne cessait d’attendre et décidait enfin de prendre son destin en main ? Le Champoluc–Cervinia pourrait bien être cette main tendue, ferme et lucide, qui unit nos vallées tout en respectant leur âme.












