È lungo un sentiero già tracciato, ma interamente ripensato, che la Valle di Champorcher ha accolto domenica 27 luglio 2025 l’inaugurazione di “Au fil de l’eau”, un percorso didattico che unisce il piacere dell’escursione alla scoperta del territorio. Siamo a Chardonney, frazione che sembra fatta apposta per iniziare un cammino: piccola, autentica, affacciata sui boschi e attraversata da quella presenza costante e discreta che è l’acqua. Ed è proprio l’acqua il filo conduttore di questo tracciato che si snoda tra i comuni di Champorcher e Pontboset, raccontando paesaggi, storie, memorie e biodiversità.
Non si tratta solo di camminare, ma di ascoltare, guardare e imparare. I pannelli esplicativi disseminati lungo il percorso, tradotti in più lingue, non si limitano a informare: invitano a un dialogo tra escursionista e ambiente. Chi ha uno smartphone può attivare contenuti audio narrativi che accompagnano il passo con racconti, curiosità e riflessioni. Il tutto con un linguaggio adatto anche ai bambini, grazie a giochi e attività che trasformano la passeggiata in un’avventura interattiva. È un’educazione ambientale che non pesa, ma entusiasma.
Ciò che colpisce è la cura con cui l’itinerario è stato progettato. A idearlo è stata una rete di persone e istituzioni: il Corpo forestale regionale con la squadra 044, i tecnici comunali, la curatrice Alice Venturella, i sindaci dei due comuni coinvolti, i progettisti dell’Assessorato. Una sinergia che ha reso possibile non solo l’allestimento fisico del sentiero, ma anche la sua anima: la narrazione. Perché ogni tappa di “Au fil de l’eau” è una storia che si aggiunge al grande racconto della montagna valdostana.
Chi conosce Champorcher sa che questa valle custodisce un’identità forte ma riservata, spesso ai margini delle rotte turistiche più battute. Eppure è proprio qui che si possono riscoprire le radici più autentiche della vita alpina: mulattiere, ru, pascoli, boschi curati, comunità resistenti. Il sentiero didattico non si limita a mostrare, ma spiega e connette: le dighe storiche, le prese d’acqua, i vecchi alpeggi diventano tappe di un percorso che intreccia natura e cultura, passato e presente.
È anche un’occasione per riflettere sul ruolo della rete sentieristica valdostana, un patrimonio immenso ma fragile, che esiste solo grazie al lavoro quotidiano delle squadre forestali e alla capacità di progettare con lungimiranza. Dietro ogni passerella di legno o pannello informativo ci sono mani che lavorano, mappe che vengono aggiornate, idee che prendono forma. Senza questa manutenzione paziente, nulla sarebbe possibile.
“Au fil de l’eau” non è solo un progetto locale, ma una metafora di ciò che la montagna può offrire oggi: esperienze inclusive, turismo lento, educazione diffusa. In un mondo che corre, questo sentiero invita a rallentare. E a capire che ogni goccia d’acqua ha una storia, ogni bosco una voce, ogni passo un significato.
E allora camminiamo. Ma con gli occhi aperti e le orecchie all’erta. Perché Au fil de l’eau ci insegna che la vera ricchezza delle nostre vallate non sta nei numeri dei turisti, ma nella profondità dei racconti che sappiamo ancora ascoltare.











