Il futuro di Carrefour Italia si fa sempre più incerto. Dal mese di giugno, si rincorrono notizie sulla possibile uscita della multinazionale francese dal mercato italiano, alimentando timori e tensioni tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Lo scenario nazionale preoccupa anche la Valle d’Aosta, dove il marchio è presente con tre supermercati gestiti in franchising e oltre 250 dipendenti diretti e indiretti coinvolti.
“Le risposte ai vari livelli di Carrefour sono state evasive, insinuando preoccupazione nei sindacati per il futuro degli oltre diecimila dipendenti diretti e circa 14 mila lavoratrici e lavoratori della rete vendita in Franchising e negli appalti” – denunciano Laura Martini e Raffaele Statti, rispettivamente vice segretaria e segretario della UILTuCS Valle d’Aosta.
Il 21 luglio si è tenuto l’ultimo incontro tra azienda e sindacati: una riunione attesa e affollata, con oltre 200 delegati sindacali presenti. Ma la delusione è stata palpabile.
“I dirigenti aziendali non hanno fornito risposte soddisfacenti, ma non hanno né confermato né smentito le notizie della possibile uscita, trincerandosi dietro una lapidaria affermazione riguardo l’avvio del Gruppo di una revisione strategica dell’insieme delle sue attività”.
Una frase che suona come una doccia fredda, soprattutto perché non si accompagna a garanzie occupazionali. Secondo gli osservatori, Carrefour starebbe valutando una dismissione graduale, vendendo asset e cedendo direttamente i punti vendita a gestori locali o a nuove catene. Un modello già sperimentato in Italia e proprio in Valle d’Aosta.
“Lo stillicidio del personale è iniziato da circa dieci anni, quando Carrefour francese ha demandato ai soci italiani la possibilità di incentivare l’uscita dal ciclo produttivo di lavoratrici e lavoratori attraverso congrue offerte economiche” – spiegano Statti e Martini – “oltre a favorire i dipendenti a cimentarsi con l’attività di Franchising”.
La situazione in Valle d’Aosta
Tre punti vendita valdostani, situati ad Aosta e Saint-Christophe, sono oggi gestiti con modelli ibridi. Quello di Corso Battaglione è stato assorbito da Four Peaks Services, mentre i due a marchio Phoenix si trovano in Piazza Plouves e nella zona commerciale di Saint-Christophe.
“In sintesi, tra supermercati Market, ex Docks, GS e altri, la Valle d’Aosta conta oltre 250 dipendenti”, ricorda UILTuCS.
Una cifra importante in un territorio piccolo e già esposto alla fragilità del settore retail, che, come noto, sconta l’aumento dei costi energetici, l’inflazione sui beni di prima necessità e la pressione concorrenziale del commercio online.
A fronte del silenzio dell’azienda, le segreterie nazionali di FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTuCS hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale. Un atto necessario, dicono i sindacati, “per riportare l’impresa alla responsabilità sociale e al rispetto dei lavoratori”.
“Le organizzazioni sindacali nazionali hanno chiesto un incontro in sede istituzionale per avere chiarezza e ribadire la richiesta per dare una prospettiva ai lavoratori”.
In ballo non c’è solo il futuro di Carrefour, ma quello dell’intero modello distributivo italiano. L’uscita della catena francese – se confermata – sarebbe l’ennesimo segnale di un mercato in sofferenza, poco attrattivo per gli investimenti e con margini sempre più ridotti per le grandi superfici. In questo contesto, le regioni di montagna e a statuto speciale come la Valle d’Aosta rischiano di subire doppiamente il contraccolpo: meno concorrenza, meno occupazione, più fragilità sociale.
Lo stato di agitazione è un campanello d’allarme. E richiede, anche a livello locale, risposte politiche rapide, non solo sindacali.










