In un’epoca in cui i satelliti ci mostrano tutto in tempo reale, non possiamo fingere di non vedere. A Gaza si consuma un genocidio silenzioso, un orrore che colpisce i più indifesi: i bambini. Secondo l’ultima denuncia di Save the Children, oltre 14.000 piccoli rischiano di morire di fame se gli aiuti umanitari non verranno fatti entrare immediatamente. Non tra mesi. Non tra settimane. Adesso.
Sono parole pesanti, le loro. Come macigni. Ma non abbastanza pesanti da fermare l’inerzia della politica internazionale o la complicità delle diplomazie silenziose. Intanto, a Gaza, il pane è finito. Le mamme cucinano acqua salata per illudere i figli. Le pentole ribollono di nulla. E le lacrime si asciugano troppo in fretta, perché non c’è tempo per piangere quando si muore di fame.
Contro questo scempio, contro l’eliminazione sistematica di un popolo per fame e bombardamenti, la Valle d’Aosta alza la voce.
Lo farà mercoledì 28 maggio alle ore 18, in Piazza della Repubblica ad Aosta, dove si darà il via a un corteo che attraverserà le vie del centro cittadino, fino all’Arco d’Augusto.
Una protesta simbolica, ma potente: un cacerolazo.
Pentole vuote e mestoli saranno le armi di chi non accetta che il suono del silenzio sia più forte di quello della fame.
Un fragore collettivo, un grido disperato che chiede pane, giustizia, libertà.
L’iniziativa è promossa dal movimento BDS Valle d’Aosta, ma l’appello è rivolto a tutte le associazioni, ai movimenti, ai sindacati, ai partiti, ai cittadini.
A chiunque senta di avere ancora un cuore.
A chi non si rassegna al fatto che un bambino possa morire sotto gli occhi del mondo e che nessuno, nessuno, faccia nulla.
La fame è un’arma. E sta sterminando un’intera generazione palestinese.
Non possiamo permettercelo. Non dobbiamo accettarlo.
Mercoledì, portiamo con noi il nostro sdegno, la nostra compassione, la nostra determinazione. E una pentola vuota, perché quel rumore, quel rimbombo metallico, diventi eco delle madri di Gaza, delle loro mani tremanti, delle bocche dei bambini che non chiedono altro che vivere.
Aosta sarà la loro voce.











