Il Parlamento europeo ha appena scritto una delle pagine più deludenti della sua storia in materia di tutela ambientale. Con un voto che sa di calcolo elettorale più che di lungimiranza ecologica, ha dato il via libera alla proposta della Commissione europea di declassare il Lupo da specie “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta”, all’interno della Direttiva Habitat. Un passo indietro di decenni che mina uno dei cardini delle politiche di conservazione dell’Unione europea.
Non c’erano basi scientifiche, non c’erano emergenze ambientali che giustificassero un simile arretramento. C’era, piuttosto, una spinta politica miope, alimentata dalla propaganda anti-lupo di alcuni governi e dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che non ha mai nascosto il fastidio personale verso la specie, dopo che un branco aveva ucciso il suo pony nel 2022. Un dato privato, assurto a pretesto pubblico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Europa si allontana dai suoi impegni di tutela della biodiversità, proprio mentre gli scienziati ci ricordano ogni giorno che siamo nel pieno della sesta estinzione di massa.
Il WWF ha reagito con fermezza. “Il voto è un pessimo segnale per la scienza e per chi crede nella coesistenza tra uomo e fauna selvatica,” ha dichiarato Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali dell’associazione. Il timore, fondato, è che questo voto possa spianare la strada a nuovi tentativi di smantellare la Direttiva Habitat, uno degli strumenti più efficaci nella difesa della natura in Europa.
Il caso del lupo è emblematico. Dopo decenni di persecuzioni, grazie alle tutele europee e alle storiche campagne del WWF e del Parco Nazionale d’Abruzzo, il lupo ha lentamente riconquistato spazi, contribuendo a ristabilire equilibri ecologici preziosi. Ma la sua presenza fa ancora paura, specialmente nelle aree rurali mal governate, dove mancano le misure di prevenzione adeguate e si preferisce invocare il fucile piuttosto che la convivenza intelligente.
Ora la palla passa formalmente al Consiglio dell’Unione europea, ma è una formalità quasi grottesca, vista la convergenza degli orientamenti politici. Resta però un margine d'azione, ed è quello nazionale: il WWF chiede al Governo italiano di non recepire la decisione, mantenendo in Italia la protezione rigorosa del lupo. Sarebbe un gesto di coerenza, visto che proprio l’Italia fu pioniera della tutela della specie già negli anni ’70.
Ma il rischio è che la destra di governo, più incline a inseguire la voce di certe lobby agricole che la comunità scientifica, ceda al richiamo populista. Sarebbe un tradimento grave nei confronti della natura, della scienza e delle generazioni future.
La domanda vera è questa: l’Europa vuole davvero essere un faro ecologico nel mondo o preferisce tornare ai tempi in cui la natura era solo un ostacolo da eliminare?
Il voto sul lupo ha già dato una risposta preoccupante. Tocca ora alle opinioni pubbliche, ai governi nazionali e agli stessi cittadini europei far sentire che l’arretramento ambientale non è accettabile. Perché oggi è il lupo, domani potrebbe essere l’intero impianto della Direttiva Habitat a finire sotto tiro.