Per la prima volta in Valle d’Aosta, i Carabinieri della Stazione di Nus hanno messo i sigilli a sei chili e mezzo di marijuana tra cui una varietà geneticamente modificata mai registrata prima nella nostra regione. A finire sotto inchiesta una coppia di residenti della media Valle, apparentemente insospettabili, noti per la loro immagine di coltivatori "bio".
Il caso, emerso nell’autunno scorso e confermato nei dettagli solo ora grazie ai risultati delle analisi effettuate dall’Arpa Valle d’Aosta con il supporto scientifico dell’Università di Torino, ha portato alla conclusione delle indagini da parte della Procura di Aosta. I due indagati – una donna di 45 anni e un uomo di 56 – sono accusati di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti (art. 73 del Testo Unico sugli stupefacenti).
Secondo quanto accertato, tre chili erano costituiti da marijuana “pura” mentre gli altri tre chili e mezzo provenivano da piante modificate per aumentare il principio attivo, rendendo la sostanza ancor più potente e potenzialmente pericolosa. L’Arpa ha definito quella genetica come una “cannabis sativa mai comparsa prima in Valle d’Aosta”.
Ma a preoccupare non è solo l’aspetto penale o sanitario. Questo episodio accende un faro inquietante sull’introduzione di coltivazioni clandestine di cannabis OGM anche nei territori alpini, finora considerati relativamente al riparo da simili fenomeni. Un’evoluzione che richiede riflessione, controllo e prevenzione, soprattutto in una regione dove la filiera agricola e quella del benessere naturale sono spesso presentate come eccellenze.
«La coltivazione di canapa legale è consentita, ma nessuno può arrogarsi il diritto di alterare la genetica di una pianta per farne un prodotto da spaccio», spiegano fonti vicine alle indagini. Durante la perquisizione, infatti, è stato rinvenuto un vero e proprio laboratorio casalingo per l’essiccazione e il trattamento delle piante.
I due indagati hanno dichiarato di essere in regola, ma non sono stati in grado di esibire alcuna autorizzazione per la coltivazione di cannabis con principio attivo oltre i limiti consentiti per legge. Resta ora la possibilità, per la coppia, di presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogata.
L’inchiesta, avviata su iniziativa del Maresciallo Roberto Nossein, Comandante della Stazione di Nus, è considerata un successo investigativo ma anche un campanello d’allarme. La presenza di marijuana OGM in Valle d’Aosta non è solo una questione giudiziaria: è un segnale che il fenomeno della droga si sta evolvendo e sta toccando anche i contesti meno sospettabili.
In un momento storico in cui la Valle d’Aosta è chiamata a difendere la propria identità, la qualità delle sue produzioni e la sicurezza dei propri territori, episodi come questo rischiano di incrinare la fiducia e il senso di comunità. Urge, ora più che mai, un controllo serio, costante e trasparente.