Buongiorno, non so se ha visto una delle scorse puntate di Presa Diretta di Riccardo Iacona su Rai3, in onda la domenica sera, in cui un dipendente di un Ospedale spiegava le liste di galleggiamento.
Ebbene a proposito di liste di attesa, anche da noi hanno istituito le liste di galleggiamento come in molte Regioni. Il risultato è stato che improvvisamente dai dati comunicati il numero degli utenti in lista di attesa si sia ridotto notevolmente e di conseguenza i giorni necessari per avere la prestazione strumentale.
Parrebbe che le Regioni, come la Regione Vda, improvvisamente le prestazioni siano evase entro i 60 giorni. Come spiegarci ciò? Le Ausl dichiarano che tutte le prestazioni che non riescono ad evadere entro i prossimi 30/60 giorni sono inserite nelle liste di galleggiamento, accettando quindi la prenotazione ma non dando alcuna data all’utente. Questi utenti non sono conteggiati nei dati degli utenti in lista di attesa; in sostanza sono invisibili.
Queste liste di galleggiamento non vengono inserite nei dati pubblicati o comunicati per i giorni di attesa. Per gli utenti tutto come prima, per l’ausl tutto sembra risolto. Ora la domanda è: quale è il numero di utenti nelle liste di galleggiamento ad esempio per una gastroscopia e quanti giorni attenderanno per la prestazione?
In sostanza una pura operazione di facciata.
Grazie per l’attenzione.
Lettera firmata
Cara lettrice, condivido pienamente il suo sconcerto riguardo la questione delle liste di galleggiamento, una pratica che sembra più un'operazione di maquillage che una vera soluzione al problema delle liste d’attesa nel sistema sanitario. La puntata di "Presa Diretta" a cui fa riferimento ha acceso i riflettori su una dinamica tanto diffusa quanto inquietante.
Le liste di galleggiamento, usate come strumento per “snellire” artificialmente i tempi di attesa dichiarati, finiscono per nascondere una parte consistente della domanda sanitaria reale. Di fatto, si accetta la prenotazione dell’utente, ma non gli si assegna una data precisa, rendendolo, per così dire, invisibile ai dati ufficiali.
Questa è una tattica che non solo inganna chi osserva dall’esterno, ma soprattutto danneggia i pazienti, che continuano a vivere l’incertezza e l’angoscia dell’attesa indefinita. Mi pare evidente che, mentre le Ausl possono vantarsi di aver risolto il problema delle attese e di essere in linea con i limiti temporali previsti dalla legge (come i famosi 60 giorni per le prestazioni strumentali), nella realtà nulla è cambiato per chi ha bisogno di cure. La creazione di queste liste di galleggiamento sembra una manovra di facciata per soddisfare le direttive politiche e amministrative, senza affrontare la radice del problema.
Se guardiamo più da vicino la Regione Valle d’Aosta, o altre che adottano questo sistema, il fenomeno appare comune. Si riducono apparentemente le attese "ufficiali", ma non si dà risposta concreta alla mole di utenti che, come per la gastroscopia di cui parla, rimangono in un limbo burocratico senza sapere quando effettivamente riceveranno la prestazione. Chiedersi quanti siano coloro inseriti in queste liste parallele è più che legittimo, ma temo che la trasparenza sui numeri sia un altro aspetto critico della questione.
In sostanza, non ci troviamo di fronte a un miglioramento del servizio, bensì a un abbellimento statistico che lascia i pazienti, letteralmente, in attesa. Le conseguenze di queste pratiche sono evidenti: chi ha un problema di salute e non riceve risposte tempestive, potrebbe vedere aggravarsi la propria condizione, mentre le strutture sanitarie sembrano “virtuose” agli occhi di chi controlla i dati.
Mi unisco quindi alla sua riflessione con una domanda fondamentale: fino a quando continuerà questo gioco di specchi e quanto dobbiamo aspettare prima di vedere interventi che risolvano realmente le carenze del sistema? Grazie per aver sollevato un tema tanto importante e attuale. pi.mi.