Alessandro Di Bussolo – VN
“Fare la guerra fra noi è sempre una sconfitta, invece discutere ci fa crescere”. E’ il cuore del messaggio del Papa ai giovani nell’ultima tappa della sua seconda giornata a Jacarta, la visita alla Casa della Gioventù “Grha Pemuda”, nuova e prima sede del movimento “Scholas Occurrentes” nel Sud-est asiatico. La sua visita è una festa dell’educazione inclusiva, che insegna che “le differenze non sono un male, ma una bellezza unica” come dice al Papa Christine, giovane già vittima di bullismo, nella sua testimonianza. Festa di Francesco che si confronta con i giovani su armonia e dialogo. Festa dell’educazione “artigianale” del movimento lanciato nel 2013 proprio da Papa Francesco, con metodologie innovative che incorporano tecnologia, sport e arti.
Il Poliedro del cuore completato dal Papa
Un mosaico di emozioni ben raffigurato dal “Poliedro del Cuore” la nuova opera d’arte collettiva del movimento, una struttura realizzata con materiali naturali, in tessuto e riciclati, e riempita di oggetti personali, da più di 1500 giovani e che Francesco completa con il suo messaggio prima di ripartire. Il Pontefice arriva quando il sole è ormai calato, poco dopo le 18 indonesiane (le 13 in Italia) nella Casa della Gioventù, percorrendo in carrozzina i 600 metri che la separano dalla Cattedrale. Lungo il percorso lo accompagna il presidente di “Scholas Occurrentes” Jose Maria del Corral e alcuni membri del movimento, e lo salutano festosamente cento bambini dell’arcidiocesi di Jakarta.
La visita alla Casa della Gioventù
Nel cortile è accolto da due bambini gli offrono un dono, mentre gli altri intonano un canto, accompagnato dall’orchestra di giovanissimi, dove spiccano i bonang, strumenti musicali indonesiani costituiti da un insieme di piccoli gong, simili a pentole, posti su corde in una cornice di legno. Il Papa raggiunge la Sala Saint Mathias and Saint Tadeus al terzo piano, dove incontra i partecipanti al progetto “Scholas Aldeas”, un film sull’altra grande opera simbolica di Schola, il lunghissimo murales completato da Francesco a Cascais, durante la Gmg di Lisbona del 2023. Successivamente, viene accompagnato nella Sala Saint Jacob per un incontro privato con il consiglio di amministrazione di Scholas Occurrentes.
Il dialogo con i giovani di "Scholas Occurentes"
Infine, Francesco, al quarto piano dell’edificio, viene accolto da 200 giovani di Scholas in Indonesia, seduti per terra, e agli ospiti provenienti da altri Paesi asiatici. Tutti lo salutano battendosi il petto con la mano, all’altezza del cuore, e il Pontefice fa altrettanto. Subito viene accompagnato al “Poliedro del cuore”, opera collettiva che ha impegnato 1.500 persone, tra cui ragazzi del programma educativo a Giacarta, partecipanti ai laboratori a Bali, Lombok e Labuan Bajo, e detenuti di tre strutture carcerarie, comprese quelle per giovani detenuti, donne e uomini. La scultura incorpora oggetti personali dei suoi contributori, è uno spazio sacro che conserva ricordi, simboleggia una comunità condivisa; racconta, in ogni sua faccia, le storie dei suoi partecipanti, combinando educazione, arte e tecnologia e vuole rappresentare il motto nazionale dell'Indonesia, “Bhinneka Tunggal Ika” (Unità nella Diversità). Papa Francesco la completa con il suo messaggio, e dona alla ragazza che lo accompagna una riproduzione del personaggio dei fumetti Mafalda, ideato dall'argentino Joaquín Lavado, in arte Quino.
La testimonianza di Anna, insegnante musulmana
Nella grande sala, alle spalle della sua sedia, la parete è riempita da piante di mangrovie, simbolo della difesa dell’ecosistema. Il Papa ascolta con attenzione la prima testimonianza di Anna, volontaria di Scholas, insegnante e madre, con un velo che le copre il capo. Docente universitaria ma anche speaker radiofonico, racconta di essersi avvicinata a Scholas, lei musulmana, perché ama l’educazione. Si commuove perché oggi, dalla cattedrale, ha visto la moschea, dove ha imparato quella tolleranza che poi ha ritrovato nel movimento. E oggi, conclude “Scholas è per me una casa in continua evoluzione, un campo dove i giovani crescono come fiori”.
Il dialogo con il giovanissimo Bryan
Il giovanissimo Bryan, con la maglietta bianca di Scholas, sottolinea che nel movimento “siamo a nostro agio gli uni con gli altri, abbiamo tutti amici con altre religioni o credenze”. E spiega che molti hanno raccontato le proprie esperienze negative, la discriminazione, il cyberbullismo e il “piacere alle persone” che “ci fa fingere”, “senza guardare alle differenze, senza determinare chi ha ragione e chi ha torto”. Francesco ringrazia e alza il pollice per esprimere il suo “ok”. Poi prende il microfono per dire che ha parlato bene sulla concretezza della realtà, perché “alle volte manca la concretezza del fare”. Ci sono tre cose: quello che pensiamo, quello che diciamo e la realtà che viviamo. E c’è “Il rischio di essere schizofrenico, uno che pensa una cosa ma ne fa un'altra, non ha unità, invece la maturità di una persona è pensare, parlare e vivere in armonia”.
Armonia è una comunità che cammina, nelle diversità
L’armonia, per me, spiega il Pontefice, è dove una comunità cammina insieme, “vedendo anche le diversità ma camminando insieme, in maniera giusta, senza vedere le differenze sociali”. La pace è armonia, chiarisce, e per farla devi seguire questi principi: “La realtà è superiore all’idea, l’unità è superiore al conflitto, e il tutto è superiore alla parte”.
Christine: come insegnare la pace, in un mondo in conflitto?
Infine Christine, anche lei in maglietta bianca di Scholas, confida a Papa Francesco di aver sofferto per il bullismo, e che spesso “le differenze creano divisione, causano conflitti e spesso portano alla distruzione”, anche nelle famiglie. Ma nel movimento “abbiamo imparato che queste differenze non sono un male, bensì una bellezza unica. Abbiamo imparato a unire le nostre differenze, a costruire legami di unità e a capire che le differenze non sono un percorso di distruzione, ma piuttosto un passo verso l'unità”. E al Papa chiede: “Come insegnare la pace, in mezzo ai conflitti che accadono oggi?”
La sceltra tra guerra e insulto, e la "mano tesa"
“La vita va vissuta nelle differenze, se tutti fossimo uguali, sarebbe una noia” le risponde Francesco, lodando il suo coraggio. Nelle differenze, prosegue, si può avere conflitto o dialogo. “Se due Paesi sono diversi cosa faccio? Dialogo o guerra? La voglia di avere tutto in mano, fa la guerra. La parola giusta è camminare insieme”. La scelta, ricorda il Pontefice, è tra fare la guerra e insultarsi, oppure “la politica della mano tesa, dell’abbraccio, dell’amore fraterno, e sempre andare avanti dialogando, discutendo ma insieme”. Alle volte, chiarisce, “dobbiamo discutere tra noi, ma discutere come fratelli, per portare avanti la strada di pace”. Farsi la guerra e litigare è una cosa brutta, “ma non è brutto discutere come amici e cambiare idea. Non dimenticate: la guerra fra noi è sempre una sconfitta, e invece discutere con gli amici ci fa crescere”.
I doni e la Madonna della Tenerezza
Al momento dei doni, il Papa riceve alcune stole cucite e decorate da giovani detenuti di tre strutture carcerarie, che hanno partecipato al progetto del poliedro. E lascia in dono a “Scholas Occurrentes” un Icona della Madonna della Tenerezza, la “Madonna di Korsun’”, popolarmente chiamata la Korsunskaya, che fino alla Rivoluzione d’Ottobre era custodita nella Chiesa della Dormizione del Cremlino.
La mangrovia e la benedizione "per tutti"
Al termine, il Pontefice pianta simbolicamente una mangrovia a ricordo di questo storico incontro, insieme al ministro dell’Ambiente Luhut e come avvio di un progetto per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Al momento della Benedizione, ricorda che benedire “significa dire bene a tutti gli altri, è augurare il bene. Qui voi siete di diverse religioni, ma Dio è uno solo”. Invita ognuno a pregare in silenzio e quindi imparte “una benedizione per tutti”: “Dio benedica ognuno di voi, benedica i vostri desideri, benedica le vostre famiglie, benedica il vostro presente e benedica il vostro futuro”.
Un'ora di saluti prima di rientrare in Nunziatura
Papa Francesco lascia la Casa della Gioventù alle 19.45 ora locale, le 14.45 in Italia, non prima di aver benedetto immagini e oggetti che gli sono stati preparati su un grande tavolo. Sul percorso per rientrare in Nunziatura, il Papa si ferma a più riprese, per circa un’ora, in Nunziatura, e saluta i molti indonesiani, particolarmente i bambini, radunati lungo il percorso.