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CRONACA | 28 agosto 2024, 13:55

Inchiesta chiusa sul maxi incendio di Aymavilles - AGGIORNAMEMENTO

Secondo Agenzia Ansa 15 gli indagati tra cui vertici Protezione Civile Regionale. Riportando un commento della Procura, un lancio ANSA speiga che gli elicotteri sono entrati in funzione con due ore di ritardo

Valerio Segor

Valerio Segor

AGGIORNAMENTO - Secondo quanto riportato in un lancio dell'agenzia ANSA Valle d'Aosta, la Procura di Aosta ha rilevato che, durante il grande incendio del luglio 2023 tra Aymavilles e Villeneuve, gli elicotteri della società Sky Aviation Srl hanno ritardato i lanci d'acqua previsti nell'ambito dell'appalto con la Regione Valle d'Aosta.

Gli inquirenti, che indagano per incendio boschivo colposo e inquinamento ambientale, hanno ricostruito che l'ordine di intervento urgente era stato dato alle 15:55 del 19 luglio 2023, e l'elicottero avrebbe dovuto raggiungere la zona entro 20 minuti. Tuttavia, il velivolo è arrivato solo alle 16:30, iniziando le operazioni alle 17:55.

Inoltre, la Procura segnala un precedente incidente avvenuto il 3 luglio 2023 durante un incendio a Sarre, in cui un elicottero della stessa società aveva riscontrato un guasto al sistema elettrico della benna utilizzata per raccogliere e rilasciare acqua. Secondo i tecnici di Sky Aviation, il problema era dovuto a prese elettriche di marche diverse che non garantivano un buon contatto. Nonostante la consapevolezza di questa problematica, gli addetti avrebbero impiegato lo stesso materiale durante l'incendio di Aymavilles, risultando inefficaci fino alle 17:55.

Nell'ambito di questa inchiesta sono indagati Alessandro Penco e Cesare Sappino, come rappresentanti legali di Sky Aviation, i piloti Christian Gagliardo e Roberto Fontanari, Carlo Cugnetto e il tecnico di volo Luca Laurent. Indagato anche Valerio Segor, capo della Protezione Civile regionale, accusato di non aver attivato, nonostante le inefficienze degli elicotteri di Sky Aviation, i mezzi aerei della Protezione Civile del Piemonte, come previsto da una convenzione.

 

La chiusura delle indagini sull'incendio boschivo che nel luglio 2023 devastò 115 ettari di terreno tra Aymavilles e Villeneuve getta una luce inquietante sull'operato delle istituzioni coinvolte. Sexondo quanto si legge in un lancio Ansa, 15 le persone indagate, tra cui spiccano nomi di rilievo come il direttore della Protezione civile regionale Valerio Segor e il comandante del Corpo forestale della Valle d'Aosta, Luca Dovigo.

È impossibile non chiedersi come sia stato possibile che una tragedia di tale portata, con danni incalcolabili all'ambiente e un rischio elevatissimo per la popolazione, si sia aggravata a causa di quella che sembra essere stata una concatenazione di inefficienze e mancanze.

Valerio Segor, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito in maniera colposa ad aggravare le conseguenze del rogo, non attivando una convenzione che avrebbe potuto sopperire alle presunte inefficienze della compagnia elicotteristica Sky Aviation.

Un'accusa che, se confermata, rappresenterebbe un colpo devastante alla credibilità della Protezione civile regionale, che dovrebbe essere il baluardo contro catastrofi di questo tipo. Eppure, ci si trova di fronte a una gestione che appare clamorosamente inadeguata, con decisioni non prese o prese male, che hanno potenzialmente amplificato le conseguenze di un evento già disastroso di per sé.

Non meno grave è la posizione di Luca Dovigo, indagato per rivelazione di segreti d'ufficio a un dirigente regionale. La fiducia che i cittadini dovrebbero poter riporre nel Corpo forestale della Valle d'Aosta è messa a dura prova da un'accusa che lascia attoniti: come si può difendere il territorio e allo stesso tempo violare principi fondamentali di riservatezza e integrità? Se queste accuse si riveleranno fondate, l'intero sistema di gestione del territorio valdostano dovrà essere rivisto dalle fondamenta. Ma sarà l'incheista ed il processo a chiarire il tutto.

La procura avrebbe inoltre appurato che l'origine del rogo è riconducibile a un problema alla linea elettrica di Deval, la società partecipata regionale. Tra i cinque indagati per questo filone, sempre secondo l'Ansa, spicca il nome di Giorgio Pession, presidente e amministratore delegato della società. Anche qui, le ipotesi di reato non lasciano spazio a giustificazioni: incendio boschivo e inquinamento ambientale per negligenza. Le conseguenze di un errore tecnico potrebbero essere devastanti, ma la mancata prevenzione e i presunti errori gestionali non possono passare inosservati.

Di fronte a un quadro così desolante, emerge una domanda inquietante: siamo davvero al sicuro? Possiamo fidarci delle istituzioni e delle persone che dovrebbero proteggere il nostro territorio? Le indagini condotte dal Nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri del Gruppo Aosta, insieme all'aliquota del Corpo forestale della Valle d'Aosta e al Nucleo investigativo antincendi boschivi, sembrano indicare che vi siano state gravi mancanze a diversi livelli. Mancanze che hanno trasformato un disastro in una tragedia annunciata.

Il sistema di gestione delle emergenze e della tutela ambientale in Valle d'Aosta è ora messo sotto esame in maniera drastica. Non si tratta solo di individuare responsabilità individuali, ma di riconsiderare seriamente come vengono gestiti i rischi sul territorio, in un'epoca in cui eventi climatici estremi e incendi boschivi sono sempre più frequenti. Non possiamo permetterci che l'incompetenza o la mancanza di vigilanza continuino a mettere a repentaglio la nostra sicurezza e il nostro ambiente. Quello che emerge da questa inchiesta è uno scenario di negligenza che non può e non deve essere tollerato.

red/xy

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