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CRONACA | 13 luglio 2025, 21:17

Giovani Alpini in marcia sull’Ortigara, tra addestramento e memoria

Sotto il sole di luglio, i nuovi Alpini del corso “Solarolo III” hanno affrontato l’ascesa al monte del martirio, dove la memoria si fa cammino e la fatica diventa eredità. Una prova di corpo e di spirito, nel segno della continuità e dell’onore

Giovani Alpini in marcia sull’Ortigara, tra addestramento e memoria

Ortigara, domenica 13 luglio 2025 – Hanno il passo giovane e lo sguardo fiero i 130 nuovi Alpini del corso “Solarolo III” del Centro Addestramento Alpino dell’Esercito, che oggi hanno preso parte al tradizionale Pellegrinaggio sull’Ortigara. Una marcia che è molto più di un’esercitazione: è un rito di passaggio, un atto di memoria collettiva e un omaggio al martirio di chi, in quel lembo di terra contesa durante la Prima Guerra Mondiale, lasciò la vita per la Patria.

Il monte Ortigara, con le sue creste impervie e il suo silenzio austero, ha accolto anche quest’anno il tributo delle Truppe Alpine, guidate dai propri comandanti e affiancate dai “veci” dell’Associazione Nazionale Alpini. Tra le autorità presenti alla cerimonia: la Senatrice Isabella Rauti, Sottosegretario alla Difesa; la Medaglia d’Oro al Valor Militare, Sergente Maggiore Andrea Adorno; il Generale di Divisione Michele Risi, Comandante delle Truppe Alpine; il Generale di Brigata Alessio Cavicchioli, Comandante del Centro Addestramento Alpino di Aosta; e il Presidente dell’ANA, Sebastiano Favero.

Per i giovani del “Solarolo III”, la marcia sull’Ortigara rappresenta il coronamento di un percorso formativo intenso, iniziato mesi fa sotto la guida degli istruttori della Scuola Militare Alpina di Aosta e culminato il 5 luglio scorso a L’Aquila con la cerimonia della consegna del cappello con la penna nera. Un simbolo conquistato passo dopo passo, metro dopo metro, lungo le mulattiere del Pasubio, nei tunnel scavati nella roccia viva, tra le nevi della “Guerra Bianca” nelle valli di Cortina e Falzarego.

«L’Ortigara non è solo una meta: è un passaggio simbolico», ha dichiarato il Generale Risi. «Vederli salire con passo sicuro significa che stiamo costruendo Alpini capaci, motivati e consapevoli». Una consapevolezza che si misura anche nella fatica, nell’autosufficienza logistica del reparto, nella capacità di affrontare scenari complessi in ambiente montano. Il Generale Cavicchioli, riassumendo in numeri il “Modulo di Movimento Montano 2025”, ha parlato di oltre 200 km percorsi e 10.190 metri di dislivello positivo, coperti da 148 militari del Centro Addestramento Alpino, affiancati da 54 della Brigata Taurinense e 87 della Brigata Julia.

Questi giovani Alpini provengono da ogni angolo d’Italia, ma condividono un’unica scelta: indossare la divisa del Corpo che ha scritto pagine indelebili della storia d’Italia, da Caporetto alla missione in Afghanistan. Una scelta che li unisce idealmente ai ragazzi di montagna che, con la leva obbligatoria, salivano in caserma con lo zaino pieno di speranze e ne uscivano con la schiena dritta e lo sguardo alto.

Il Centro Addestramento Alpino – ha ribadito il Generale Cavicchioli – ha l’obiettivo di «formare soldati pronti per operare in ogni tipo di contesto montano, capaci di impiegare tecnologie moderne ma anche di custodire lo spirito e i valori che definiscono l’identità alpina». Addestramento, innovazione, valori: sono queste le tre direttrici lungo cui si formano le nuove generazioni di Alpini, chiamate a portare nel futuro un’eredità antica.

Sull’Ortigara, oggi, quella continuità si è fatta carne e respiro. Fianco a fianco, i nuovi Alpini e i veterani hanno condiviso la marcia e il ricordo, la fatica e l’orgoglio. Perché l’essere Alpino, come recita il motto, non si misura in gradi, ma nel cuore che si mette in ogni passo.

pi.mi./ab

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