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CRONACA | 13 dicembre 2025, 08:51

Santa Lucia, la notte più lunga e la luce che resiste

Tra devozione cristiana e riti popolari, Santa Lucia continua a parlare ai bambini e agli adulti, ricordandoci che anche nel buio più fitto una luce, prima o poi, arriva

Santa Lucia, la notte più lunga e la luce che resiste

C’è una notte che più di altre sembra dilatarsi, allungarsi, farsi quasi infinita. È la notte di Santa Lucia, quella che la tradizione popolare ha consegnato all’immaginario collettivo come la più lunga dell’anno. Un’affermazione imprecisa dal punto di vista astronomico, certo, ma potentissima sul piano simbolico. Perché Santa Lucia arriva proprio quando il buio sembra avere la meglio, quando l’inverno chiude le giornate e costringe uomini e donne a fare i conti con il freddo, con l’attesa, con la speranza.

Lucia è una santa della luce, già nel nome. Una giovane martire siciliana, vissuta tra la fine del III e l’inizio del IV secolo, che la tradizione cristiana ha trasformato in simbolo di fede incrollabile e di sguardo limpido. La leggenda dei suoi occhi, strappati o donati a seconda delle versioni, racconta molto più di un martirio: racconta il rifiuto di piegarsi, la scelta di vedere oltre, anche quando il prezzo è altissimo. Ed è forse per questo che Santa Lucia ha attraversato i secoli con una forza che poche altre figure religiose possiedono.

Ma Santa Lucia non è solo altari, candele e processioni. È anche – e soprattutto – una festa popolare, domestica, intima. È l’attesa dei bambini, il piattino preparato la sera, il fieno per l’asinello, la promessa di un dono che arriva mentre si dorme. Un rito che si ripete uguale e diverso ogni anno, capace di tenere insieme sacro e profano senza conflitto, come accade nelle tradizioni più autentiche.

In molte regioni del Nord Italia, e non solo, Santa Lucia è “la portatrice dei doni”, spesso prima ancora di Babbo Natale. Una figura austera ma buona, severa e giusta, che vede tutto e che per questo chiede di comportarsi bene. Un’educatrice inconsapevole, potremmo dire, che insegna l’attesa, la pazienza, il valore del tempo che passa. Perché Santa Lucia non arriva di corsa: arriva nella notte, in silenzio, quando nessuno guarda.

E qui la religione incontra la saggezza popolare. Perché la luce di Santa Lucia non è quella abbagliante, immediata, risolutiva. È una luce discreta, che si fa strada piano piano, come le giornate che, dopo il solstizio, ricominciano impercettibilmente ad allungarsi. Una luce che non promette miracoli, ma continuità. Resistenza. Fiducia.

In un tempo come il nostro, ossessionato dalla velocità e dall’immediatezza, Santa Lucia conserva un messaggio quasi controcorrente. Ricorda che ci sono cose che maturano nel buio, che non tutto si vede subito, che la speranza non ha bisogno di clamore. È una festa che parla di occhi, sì, ma soprattutto di sguardo interiore. Di capacità di leggere il presente senza smarrire il senso del futuro.

Forse è per questo che Santa Lucia continua a essere celebrata anche da chi non frequenta le chiese. Perché appartiene a un patrimonio comune, fatto di racconti, di gesti tramandati, di emozioni condivise. Una tradizione che non divide, ma unisce. Che non chiede adesioni ideologiche, ma partecipazione emotiva.

Alla fine, Santa Lucia è questo: una candela accesa nella notte più lunga. Un segno piccolo, ma sufficiente per ricordarci che il buio non è mai l’ultima parola. E che, anche quando sembra di no, la luce sta già tornando.

je.fe.

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