/ CRONACA

CRONACA | 25 luglio 2024, 08:00

STADIO GIORGIO DAL MONTE, il calcio ad Aosta rivive

La dedica dello Stadio di Tzambarlet serve a far rivivere questo emblematico personaggio e con lui il ricordo che il " nobile calcio" si è praticato anche da noi in Valle d'Aosta. Speriamo ritorni

STADIO GIORGIO DAL MONTE, il calcio ad Aosta rivive

Dal Monte va sicuramente letto nei numeri, numeri da grande, ma soprattutto va ricordato per il simbolo che rappresentava per la nostra Valle di quei tempi, i duri anni '50, Il contesto post bellico, una città operaia, Aosta, caratterizzata dalla grande fabbrica, la Cogne, la massiccia immigrazione, la faticosa ricostruzione, tutti fattori sociali difficili da vivere che creavano il bisogno di evadere da un quotidiano sofferto e cosa se non il calcio, lo sport di tutti e per tutti  soprattutto quello di allora, pulito e passionale, vissuto in campo e sugli spalti dello Stadio, cuore della Città, poteva offrire momenti di distrazione e vero senso di appartenenza.

Si cercavano i miti per esorcizzare quel momento di transizione e il giovane e promettente calciatore rossonero Giorgio Dal Monte, per tutti Roccia, fu il prescelto dai tifosi. Le sue sgroppate, i suoi gol, la sua grinta erano la sintesi delle loro aspettative, i tifosi segnavano e sognavano con lui. Erano coinvolti. Ma platee più importanti aspettavano questo talento.

Le sue qualitá da predestinato, i suoi gol a raffica, 82 in 134 presenze, essenziale, chirurgico nelle conclusioni, attirarono le attenzioni dei Club di categorie superiori alla pur importante Serie C dell' Aosta di allora.

Nel 1952 , a soli ventun anni, la spunto’ a suon di milioni di lire, cinquanta, il blasonato e pluriscudettato Genoa Fbc e la sua partenza per Genova, allora in B, fu vissuta dalla nostra gente come una rivalsa sociale. Era la partenza di tutti, un vanto, Aosta c'era e ben rappresentata negli stadi importanti di tutta Italia, una soddisfazione non solo sportiva. Roccia non tradi le attese. Le sue otto reti servirono da subito a riportare i rossoblu genoani in Serie A continuando l'ascesa sportiva sotto la Lanterna segnando altri diciassette gol in 92 presenze in A e vestendo la maglia azzurra in Nazionale Giovanile.

Prestazioni da grande e proprio una grande, il Milan, lo ingaggiò nel 1955 e sotto la guida tecnica di Puricelli, segno’ nella massima Serie altre 15 reti in 21 presenze. Score di tutto rispetto in un "dream team" che in quell'annata arrivò secondo in Campionato dietro la Fiorentina e vinse la prestigiosa Coppa Latina battendo in finale l'Atletico Bilbao e fu pure semifinalista in Coppa Campioni con il vincente Real Madrid dei Di Stefano, Gento, Rial. Calcio d' élite dove l'aostano lasciò il segno segnando tre reti, due delle quali a S. Siro proprio con il  Real. Prestazioni per pochi. Quel Milan era stellare e i suoi compagni erano Lorenzo Buffon, Cesare Maldini, Gigi Radice, Niels Liedholm, Juan Alberto Schiaffino,  Gunnar Nordhal.

II Gotha del calcio europeo. Anche qui indossó la maglia azzurra della Nazionale B. Stagione esaltante.

Nel 1956 le manovre di mercato, esistevano già allora, riportarono Giorgio a Genova dove ritrovò la sua tifoseria giocando in rossoblu sino al 1961 collezionando 75 presenze e 25 reti. Gol pesanti che mantengono il Genoa in A, numeri importanti.  

Julio Abbadie, Paolo Barison, Fosco Beccattini, Riccardo Carapellese i suoi compagni, gente che ha scritto la storia del calcio sotto la Lanterna. Gran bella squadra.

Ma le luci della ribalta si spengono in fretta, è la cruda legge di una vita troppo esposta, soprattutto per i semplici. Il palcoscenico torna buio e freddo e i battimani non si sentono più. Si scende dal carro dei vincitori, si dimentica. Per chi ha vissuto cullato dal momento magico senza crearsi scorza dura, dura diventa l'esistenza.

Cosi per il grande valdostano del calcio, Giorgio "Roccia" Dal Monte, un puro, la parabola fu repentina ma si è meritato un riconoscimento per sé e per chi il calcio centenario aostano, ormai cancellato, lo ha vissuto con orgoglio in campo e con la tifoseria.

La dedica dello Stadio di Tzambarlet serve a far rivivere questo emblematico personaggio e con lui il ricordo che il " nobile calcio" si è praticato anche da noi in Valle d'Aosta. Speriamo ritorni.

Nunzio Santoro ex rossonero e tutti quelli che hanno vestito la maglia o tifato l’ Aosta almeno una volta.

nu.sa.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore