Un piatto evergreen, che accompagna da generazioni l’estate di grandi e piccini, dalla pausa pranzo ai pic nic e che può offrire il pretesto per fare un po’ di esercizio di ecologia.
Il re dei cereali
In tutto il mondo il riso fa parte della dieta umana da migliaia di anni: la sua storia è antica quanto quella dell’agricoltura e della sua coltivazione ci sono testimonianze fin dal 4000 a.C.
Ancora oggi rappresenta la base dell’alimentazione per miliardi di persone in tutti i continenti, in particolare in Asia (e più precisamente in Cina e attorno alla catena montuosa dell’Himalaya), anche se, per la sua particolare adattabilità alle condizioni ambientali più eterogenee, è presente e coltivato in tutti i Paesi, anche Occidentali, con un consumo medio pro capite stimati di 65 chili all’anno.
Solo in Italia esistono 120 specie di riso registrate, che sono prodotte in diverse aree, da Nord a Sud.
Piemonte capofila
Tra le Regioni italiane produttrici di riso, capofila è il Piemonte, seguito da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Sardegna e Calabria. Ancora nel 2023, proprio il Piemonte si è confermato leader in Italia nella produzione di questo alimento, andando in controtendenza rispetto alla diminuzione del 4% dell’estensione delle risaie a livello nazionale (circa 210 mila ettari), che qui invece si mantengono stabili a 114 mila ettari.
Protagonista delle tavole estive…
Proprio nella zona di maggior produzione, il riso è utilizzato soprattutto in piatti invernali e corroboranti, come la panissa (in vercellese, da non confondere con l’omonima ricetta ligure) o paniscia (in novarese): un piatto sostanzioso che fa incontrare la tradizione regionale di questa produzione cerealicola, a quella enologica e norcina. Oltre al celebre cereale, tra gli ingredienti compaiono infatti la Fidighina (un insaccato tipico novarese), il Salame d'la doja e il vino rosso.
In tutta Italia il riso viene invece declinato soprattutto nei celebri risotti, piatti evergreen adatti a tutte le stagioni. Ad essi si aggiunge l’insalata di riso, un must dell’estate!
Si tratta di una ricetta versatile, coloratissima e capace di rendersi trasversale a tutto il pasto: dall’aperitivo o antipasto, al primo o al piatto unico. Tutta questione di calibrare le dosi e di scegliere bene l’accostamento degli ingredienti da abbinare al cereale di base. Un esempio è fornito dalla ricetta dell’insalata di riso di Sonia Peronaci, che contiene verdure sott’olio e sott’aceto, tonno, uova, formaggi, salumi e insaccati, ma anche olive, erbe aromatiche e un condimento saporito a base di senape e maionese.
Ovviamente oltre agli ingredienti da abbinare, è fondamentale utilizzare il riso adatto, scegliendo tra le varietà che mantengono meglio la cottura e in cui i chicchi, anche dopo la cottura, restano ben sgranati e separati: in particolare riso parboiled, riso Indica Lungo B, Venere o Basmati.
…Anche quando il tavolo non c’è
Oltre alla versatilità, tra i vantaggi principali dell’insalata di riso ci sono il fatto di poter essere preparata in anticipo e consumata ovunque, senza bisogno di coltello (tutto ciò che accompagna il riso infatti è delle dimensione giusta per poter essere mangiato in un boccone) e di non richiedere l’utilizzo di forni o fornelli per il riscaldamento. Per questo, oltre ad essere servita durante i classici pranzi o cene placé, in famiglia o con gli amici, l’insalata di riso si presta a comparire sul tavolo del buffet per rinfreschi e ricevimenti in piedi, per essere inserita nella “schiscetta” da consumare in ufficio, o da portare con sé per un pranzo al sacco o pic nic. Non serve neppure il tavolo! Bastano una panchina o un prato!
Un’occasione per essere green
Proprio pranzare en plein air è una delle occasioni in cui si può fare esercizio di sostenibilità e rispetto per l’ambiente, imparando a scegliere i recipienti per l’asporto più adatti al riciclo e alla riduzione dell’impasto degli involucri sull’ambiente. Un tema molto sentito che, come abbiamo scritto in questo articolo dello scorso aprile, è stato declinato in diverse iniziative pensate per coinvolgere l’opinione pubblica e soprattutto i giovani a imparare il valore delle giuste pratiche green, anche attraverso una maggiore conoscenza dei materiali utilizzati per gli imballaggi del cibo che consumano (e non solo) e l’opportunità di dargli una seconda vita dopo l’utilizzo.