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CRONACA | 08 maggio 2024, 13:47

Istat: Oltre un quinto della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale

Nel 2023, il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, dato in flessione rispetto al 24,4% del 2022. I redditi reali si riducono a causa dell’inflazione

Istat: Oltre un quinto della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale

Oltre un quinto della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale. È un dato in flessione, quello fotografato dall’Istat – il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale – ma restituisce comunque l’immagine di un’ampia fetta di popolazione (quasi 13 milioni e 400 mila persone) a rischio di povertà in riferimento a indicatori quali reddito, deprivazione e intensità da lavoro. Nel 2022 questa quota era addirittura del 24,4%.

Il valore, spiega l’Istat, è in calo a fronte di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente) e di un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%).

I dati sono contenuti nel report su Condizioni di vita e reddito delle famiglie del 2023 che valuta anche l’impatto dell’inflazione sui redditi.

Nel 2023, spiega l’Istat, “la riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è particolarmente marcata al Nord, mentre il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà (11%); la quota di popolazione in questa condizione è stabile al Centro (19,6%) e si riduce nel Mezzogiorno, l’area del paese con la percentuale più alta di individui a rischio (39% rispetto al 40,6% del 2022)”.

L’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per tutte le tipologie familiari e in particolare per gli individui che vivono in famiglie con quattro componenti (21,8% rispetto al 24,8% del 2022) e per le coppie con due figli (20,6% rispetto a 23,4% del 2022) e con un figlio (19% rispetto a 21,3%) che hanno beneficiato del nuovo Assegno unico universale per i figli. Tuttavia, prosegue l’Istat, per le famiglie numerose aumentano gli individui in condizione di bassa intensità di lavoro, in particolare aumentano se vi sono cinque e più componenti (6,6% rispetto a 5,1% dell’anno precedente) e in caso di coppie con tre o più figli (6% rispetto al 3,5% dell’anno precedente), presumibilmente per una maggiore difficoltà nella conciliazione delle attività di lavoro e cura.

Nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), mentre segna una netta flessione in termini reali (-2,1%) tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nel corso dell’anno. Si confermano le disuguaglianze: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere (era ancora superiore, pari a 5,6, nel 2021).

Anche se il dato è in calo rispetto al 2022, da 24,4% a 22,8%, avere più di un quinto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è vergognoso e pericoloso in quanto se manca un percorso sociale finalizzato a superare tale situazione sempre di più chi si trova in tale situazione ricorrerà a qualsiasi soluzione pur di potere vivere dignitosamente.

Negli ultimi 15 anni in termini reali la contrazione complessiva dei redditi familiari è stata pari in media al -7,2% con punte del -10,8% nel Centro e del -10,2% nel Mezzogiorno."

Bruno Albertinelli

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