Innumerevoli, spietate polemiche infuriano in queste ore: c’è chi rammenta le leggi razziali approvate dal governo durante il regno di suo nonno (!!). Un atto di cui i discendenti del monarca non sono certamente responsabili. Del resto, quale governo non sbaglia?
Più che sugli errori politici e umani del passato, mi soffermerei sulla eventuali sviste di chi attualmente ci guida attraverso acque incerte. Fummo coinvolti in una guerra allora e temo che siamo coinvolti in un conflitto anche adesso.
Altri fanno riferimento a dolorosi percorsi giudiziari: ma dopo un iter burocratico interminabile, Vittorio Emanuele venne assolto da ogni accusa. Donò ai meno fortunati la cifra ottenuta come risarcimento per ingiusta detenzione.
Nella ricorrenza storica del 17 febbraio, mia mamma, Ilda Baret, esponeva la bandiera reale: perché il 17 febbraio 1848 il Re Carlo Alberto di Savoia pose fine a secoli di persecuzioni, concedendo ai valdesi e agli ebrei italiani la libertà di culto.
Mentre Vittorio Emanuele ci lascia, è giusto ricordare ciò che ha fatto di buono la monarchia, tanto celebrata anche dallo scrittore Giovannino Guareschi, che ne fu strenuo sostenitore. Impossibile non rammentare la sensibilità che la Regina Elena dimostrò in ogni occasione ai suoi sudditi, adoperandosi anche per i feriti dopo il terremoto di Messina.
In quei tempi era possibile scrivere ai propri governanti, ottenendo risposta e aiuto. Era possibile avvicinarli. Adesso…… Molti sono i legami tra Casa e Savoia e il Piemonte, con uno speciale riferimento alla Val Noce, in provincia di Torino. Flavio Riva, noto antiquario ben conosciuto per il suo impegno sociale, è sempre stato in ottimi rapporti con la famiglia di Vittorio Emanuele.
In queste ore ha dichiarato con semplicità:” Vado a salutare il mio principe per l’ultima volta. Io so che era una brava persona !”. Siamo in tanti a pensarla come lui: certi che Vittorio Emanuele, Marina Doria ed Emanuele Filiberto siano una famiglia degna di stima, che ha saputo distinguersi in più occasioni per generosità e discrezione.
Per due volte ho intervistato Emanuele Filiberto di passaggio a Pinerolo. Lavoravo per uno scatenato settimanale campagnolo, ma mi trattò con la medesima gentilezza e cortesia che riservava ai giornalisti delle testate più famose. L’educazione, l’accoglienza, il rispetto fanno la differenza.













