Il Presidente dell'Associazione degli Albergatori e Imprese Turistiche della Valle d'Aosta Luigi Fosson, nell’esprimere a nome del Comitato direttivo e di tutti i colleghi albergatori valdostani il più sentito cordoglio per la scomparsa del collega Romeo Meynet.
"Con profonda tristezza – evidenzia Fosson – apprendiamo della scomparsa di Romeo Meynet. Il suo contributo all'ospitalità e alla valorizzazione della cultura enogastronomica valdostana rimarrà indelebile nella memoria di tutti noi”.
Con la scomparsa dello storico albergatore di Ville du Sarre l’Adava e l’intera comunità degli imprenditori della ricettività perdono un pezzo importante della propria storia; per ricordare la sua storia si riporta di seguito la relazione con cui nel febbraio 2021 l’allora Presidente Adava Filippo Gérard avviò l’istruttoria per l’onorificenza di Cavalierato dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana che venne poi conferita a giugno del 2023.
ITALO ROMEO MEYNET
La diligenza del buon padre di famiglia
Romeo Meynet nasce la vigilia di natale del 1940 a Parigi, dove Il papà Cherubino fu costretto ad emigrare alla fine degli anni venti in cerca di fortuna e dove conobbe Carolina, la futura mamma. Già nel 41 però la famiglia fu costretta, per via degli sconvolgimenti politici in atto, a rientrare in Valle d’Aosta dove si stabilì tra Lalex e Calliod, quest’ultima rappresenterà il palcoscenico di tutta la vita di Romeo finora.
Il villaggio di Calliod è un piccolo insediamento a 1000 metri sul livello del mare che domina Sarre e la vallata di Aosta. Raggiungerla oggi con la strada asfaltata e le auto moderne è un’esperienza non per tutti, Romeo e i suoi familiari la raggiungevano d’estate e d’inverno camminando per ore zaino in spalla, mentre il papà ora operaio dello stabilimento siderurgico Cogne di Aosta era costretto ad andare e tornare ogni giorno.
La famiglia Meynet era certamente modesta ma unita, nel bisogno sicuramente ma anche nell’affetto e Romeo nella sua prima casa valdostana condivide per la notte la stalla e una stufetta con la sorella Celania, il Fratello Luigi, la mucca Vittoria ed una capretta.
Il fratello Luigi, classe 1926 nel 44 appena diciottenne vive il dramma della deportazione ad Auschwitz alla quale però ha la “tenacia” e la fortuna di sopravvivere.
Per chi si deve procurare il pane ogni giorno, lavorare è come respirare e il piccolo Romeo infatti si ingegna come può per contribuire alla causa familiare facendo anche lavori in ambito di quello che oggi viene definito “allevamento eroico” ossia il duro compito dei pastori e casari della valle d’Aosta che oggi come ieri trasferiscono negli alti pascoli estivi le mandrie di buoi e le greggi di pecore.
La famiglia Meynet non manca però di fornire alla sua prole l’istruzione di base, ed anche se lo studio non è per Romeo l’elemento naturale, riesce ciò nonostante a fare tesoro della sua esperienza presso la scuola di agricoltura dei Canonici del Gran San Bernardo “una scuola di vita!” imparando, nel corso dei due anni di studi, tra le altre cose i segreti per la cura degli alberi da frutto, grazie ai quali metterà presto in piedi un commercio personale.
Quando era, ormai 23 enne nel maggio del 1963 ebbe luogo un evento epocale per Calliod ossia l’arrivo della strada “carrozzabile”. Il papà Cherubino che tra Francia ed Italia aveva fatto il Taxista, il pastore, lo spazzacamino e che aveva lavorato per 4 anni (dal 1927 al 30) in un alberghetto a La Visaille, in Val Veny, non ebbe dubbi e subito colse l’occasione dicendo: “qui, bisogna costruire un alberghetto”. Fu così che lo stesso anno iniziarono l’edificazione dell’albergo “in economia” ad opera di un muratore, ovviamente Romeo ed Adele Pallais, novella sposa, futuro “chef” dell’hotel Des Salasses e tutt’ora instancabile compagna di tutte le vicissitudini personali e professionali di Romeo. Con questo trio operoso e con il supporto di compaesani, parenti e amici che accorrevano a dare una mano quando era necessario “lavoravano tutti dalle 5 del mattino fino a sera”, l’albergo fu eretto in 5 anni e poté aprire ufficialmente i battenti il 15 giugno del 1967.
Inizialmente attivarono il bar-ristorante con Adele ai fornelli e le prime due camere per gli ospiti, il secondo piano con altre 9 camere fu ultimato l’anno successivo e poi ancora successivamente altre 6 camere al terzo. Da allora, oltre cinquant’anni fa, senza sosta Romeo e Adele sono divenuti un solido punto di riferimento per la comunità locale e per gli avventori che presso di loro hanno potuto trovare non solo riparo e ristoro ma anche soprattutto un conforto sincero. Fulgido esempio ne rappresenta la storia della famiglia Fioravanti Sbraggi, importatori dei piccoli aerei da turismo “piper” che nel lontano 1971 pochi giorni dalla tragica morte del figlio primogenito in un incidente aereo si trovano a passare per la valle d’Aosta e scelgono proprio l’hotel des Salasses. Il bisogno di un luogo ameno e silenzioso in cui risolvere i dolorosi pensieri di quei giorni li porta da Romeo e Adele che con rispettoso garbo li sanno confortare e rinfrancare così bene che da questa visita fugace nascono un’amicizia e una passione comune, quella del volo con aerei da turismo che porterà tante volte Romeo a sorvolare anche con ospiti e amici i cieli della Valle d’Aosta e della Francia.
Il talento di accogliere, di darsi al prossimo è però ancor più chiaro nel 1991, quando ai tempi della crisi politica in Albania e della massiccia fuga dal paese, l’Hotel des Salasses diviene centro di accoglienza per i profughi. Romeo ben si ricorda che la sua famiglia è stata prima immigrata in Francia e poi nuovamente costretta alla “fuga” in Italia, conosce le difficoltà di cominciare da zero ed ora che può essere d’aiuto proprio non può esimersi. Nel giro di un paio di mesi dal loro arrivo comunque, tutti si erano sistemati trovando lavoro e alloggio da qualche parte e l’albergo si era pressoché svuotato, solo una era rimasta, Velia, una ragazza appena quattordicenne che confessò di vedere il ritorno in patria come la fine della sua giovane vita. Adele e Romeo così, la tennero con loro chiedendo prima l’affidamento e poi adottandola. Oggi Velia vive vicino Sarre, ma ancora sale a dare una mano ai suoi genitori nel weekend.
53 anni di lavoro con e per la gente, sempre lì “senza Pasqua, né Natale né Sacramento” tra i fornelli, i tavoli e le camere, ma non solo.
Non è stato solo instancabile lavoro tra le quattro mura della loro attività, infatti tutta la comunità locale ha potuto beneficiare della generosa operosità dei coniugi Meynet. A suo tempo infatti, a beneficio degli ospiti ma anche dei compaesani ed amici, Romeo e Adele hanno organizzato anche attività come gite fuori dalla struttura, come quelle passeggiate meravigliose al Lago Fallère a cui prendevano parte anche più di quaranta persone alla volta, una moltitudine per quelle località amene, divenendo dei veri e propri eventi sociali.
Per anziani e bambini meno avvezzi allo “sport” si organizzavano, già dal 1975, anche delle serate mondane nel piazzale antistante alla struttura con tanto di cinema all’aperto, per non parlare delle grigliate estive al termine delle quali era divenuto “rito sociale” degustare l’ormai famoso gelato “fatto in casa” da Romeo, che tutt’ora continua a fare e al quale tiene tantissimo in quanto fu la mamma, fin dai tempi di Parigi, a trasmettergliene la passione.
Tante soddisfazioni e tanti ricordi, il passaggio del Papa Giovanni Paolo II in direzione del Lago Falere da Introd, la storia incredibile dei due ospiti di Roma che si conobbero da ragazzini in villeggiatura e che tornano 40 anni dopo in quel luogo che fu per loro “galeotto” e indimenticabile.
Oggi il signor Romeo comincia inevitabilmente a sentire nelle ossa il peso di una vita di lavoro logorante, spesa operosamente a “fare quello che c’è da fare” donando anche generosamente al prossimo. “Oggi è complicato, è tutto cambiato” dice Romeo, non tanto per la tecnologia ed il mercato globale, ma il tessuto sociale non è più quello di una volta e le persone sono meno interessate alle persone e più alle cose. Si lascia un po’ andare alla malinconia il signor Romeo, ma alla nostra domanda “quale consiglio darebbe ad un giovane che voglia intraprendere la sua carriera lavorativa” esce fuori nuovamente la fibra instancabile dell’uomo forgiato dalla vita di inizio secolo: “mai rimandare a domani quello che c’è da fare oggi, c’è il giorno che sei un po’ più stanco ma sa già che domani sarai un po’ più riposato. Poi ci sono i giorni veramente difficili, in quelli devi saper tenere duro e andare avanti finché non passano, tenacia e umiltà”, insomma proprio come farebbe un ideale “buon padre di famiglia”.