Gli autonomisti pare abbiamo imboccato la strada per dare alla Valle d’Aosta un nuovo fronte autonomista. Un fronte autonomista moderno, aperto all’Europa ma fermo sui pilastri dello Statuto Speciale. Il cantiere aperto per la formazione della nuova maggioranza che dovrebbe governare la Petite Patrie può lavorare solo se si mettono da parte gli antagonismi personali, si allontanano revanscismi presenti e futuri, se si fanno atti di umiltà, se la stella polare è l’interesse dei Popolo Valdostano.
Ma soprattutto è necessaria una vera solidarietà tra Palazzo Deffeyes e gli elettori stremati da una politica che pare non riuscire a ridare fiducia e ottimismo.
L’entità della crisi politica, di valori e di appartenenza richiede sia un senso di urgenza che di una lungimiranza strategica. Sono stati fatti dei progressi nel riavvicinamento del movimenti autonomisti. Possiamo dire che siamo giunti all’ultimo miglio e guai se si sbaglia l’ultima curva dietro la quale c’è il baratro di un nuovo voto anticipato.
Il cantiere è aperto e ogni squadra deve dare il proprio contributo per costruire l’impalcatura che darà forma al nuovo governo regionale che potrà contare, non ha importanza se su 19 o 20 voti.
Ciò che conta è la solidità delle fondamenta. E per dare solidità ai fondamentale tutti dovranno rinunciare a qualcosa: i valdostani dovranno accettare di buon grado la possibilità che ci sia un assessore in più. Un sacrificio che potrebbe essere ripartito tra cittadini e politici che potrebbero rinunciare a parte dei rispettivi compensi per remunerare il nuovo assessore.
Più che lanciarsi in una nuova guerra di poltrone il cantiere deve sostenere chi meno può e meno ha in Valle d’Aosta con aiuti regionali di più facile accesso.
Vedo tre modi principali per farlo: in primo luogo riequilibrare le deleghe assessorili per non perdere nessuno lungo la strada, rivalutare la necessità di creare una nuova classe dirigente dando spazio ai giovani capaci, elaborare un modulo di governo che tenga conto della consistenza politica senza penalizzare alcuno. Un buon allenatore di calcio metterebbe in campo il modulo 1 – 6 – 1 – 2 più la presidenza di Commissione a Evolvendo che è tra color che vuole tenersi le mani libere perché fedele alla sua vocazione de stabilizzatrice.
Un modulo abbastanza semplice anche se ci vuole tanto senso di responsabilità per metterlo in campo. E’ chiaro che alla Stella Alpina, per la sua fedeltà all’alleanza autonomista, e a Por l’Autonomie, che finalmente avrebbe fatto la scelta di campo, dovrebbe andare un posto di governo ciascuno.
Altrettanto vero è che il Pd dovrebbe esprimere due posti apicali: oggi un assessore e la presidenza del Consiglio; domani due assessorati con la cessione della presidenza ad Aurelio Margurettaz che potrebbe avere così un ruolo di coordinatore superpartes dell’Assemblea ed essere una garanzia anche per la destra. Al blocco autonomista competerebbero sei posti apicali, quattro posti nel governo ai quali aggiungono il Presidente della Giunta e come detto la Presidenza del Consiglio.
Il modulo consentirebbe di non disperdere il patrimonio di conoscenze e di rapporti che ha acquisito EriK Lavevaz che potrebbe tornare in giunta se alla presidenza non c’è un unionista. Dovesse salire al secondo piano un eletto espresso dall’Uv allora salta la possibilità di una rotazione di metà legislatura tra Bertin e Marguerettaz e il Pd manterrebe un unico assessorato mentre gli autonomisti, fatto salvo Caveri potrebbero avere due assessori.
C’è chi ha definito il modulo fantapolitico, ma nulla più della fantasia può fotografare il futuro.
IPOTESI DI GOVERNO
UV Presidenza Consiglio Valle
AV, AV-VD A UNIE Presidenza della Giunta
STELLA ALPINA un assessorato
POUR L’AUTONOMIE un assessorato
FEDERALISTI PROGRESSISTI – PD due assessorati
UNION VALDOTANE tre assessorati
AV, AV-VD A UNIE un assessorato.
Nella ripartizione gli autonomisti che sono i più numerosi avrebbe 6 posti apicali, due il Pd, uno Sa e uno PlA.